Una cerimonia per alcuni tratti anche commovente, soprattutto ripercorrendo a monte la deplorevole impasse dalla quale è scaturita.
Dunque, vedere Sergio Mattarella accettare con così responsabile, e rinnovato entusiasmo, un ruolo che si apprestava finalmente a lasciarsi alle spalle – per potersi finalmente dedicarsi alle sue cose – è stato veramente toccante, come ha testimoniato la lunghissima ed altrettanto toccante standing ovation che ha seguito il Giuramento del Capo dello Stato.
Anzi, per la precisione, per ben 55 volte il Parlamento ha sottolineato con calorosi applausi i differenti passaggi sui quali Mattarella ha articolato il suo discorso.
Prima che, in sottofondo ai 21 colpi di cannone a salve esplosi dal Gianicolo, cadenzato dal tripudio di entusiasmo, il Presidente ha rimarcato che ”E’ ancora tempo di un impegno comune per rendere l’Italia più forte”.
Da segnalare l’altrettanto caloroso scroscio di applausi quando Mattarella, non senza commozione, ha voluto citare, ringraziandoli, i medici, gli infermieri, tutto i personale sanitario, duramente provato dalla lotta contro la pandemia. Fra i vari temi affrontati dal Presidente anche quello relativo alla riforma della giustizia, e sul Csm.
Bellissimo infine, l’imponente corteo dei Corazzieri a cavallo, che hanno scortato la Lancia berlina presidenziale aperta, con la quale Mattarella ha poi raggiunto Piazza Venezia per omaggiare la tomba del Milite Ignoto. Tutto questo mentre in alto, le Frecce Tricolore dipingevano il cielo di romano di verde, bianco e rosso…
“Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica. Adempirò al mio dovere secondo i principi e le norme della Costituzione, cui ho appena rinnovato il giuramento di fedeltà, e a cui ho cercato di attenermi in ogni momento nei sette anni trascorsi. La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione. Il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni hanno fatto la loro scelta.E’ per me una nuova chiamata –inattesa- alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi. Ritorno dunque di fronte a questa Assemblea, nel luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione, Nel momento in cui i presidenti di Camera e Senato mi hanno comunicato l’esito della votazione, ho parlato delle urgenze -sanitaria, economica e sociale- che ci interpellano. Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze. La lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni. E’ di piena evidenza come la ripresa di ogni attività sia legata alla diffusione dei vaccini che aiutano a proteggere noi stessi e gli altri. Il mio pensiero, in questo momento, è rivolto a tutte le italiane e a tutti gli italiani: di ogni età, di ogni Regione, di ogni condizione sociale, di ogni orientamento politico. E, in particolare, a quelli più in sofferenza, che si attendono dalle istituzioni della Repubblica garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte concrete al loro disagio. Queste attese sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà. Leggo questa consapevolezza nel voto del Parlamento che ha concluso i giorni travagliati della scorsa settimana. E’ questa stessa consapevolezza la ragione del mio sì e sarà al centro del mio impegno di Presidente della nostra Repubblica nell’assolvimento di questo nuovo mandato. Viviamo in una fase straordinaria in cuil’agenda politica è in gran parte definita dalla strategia condivisa in sede europea. L’Italia è al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa.Siamo i maggiori beneficiari del programma Next Generation e dobbiamo rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale. La stabilità di cui si avverte l’esigenza è, quindi, fatta di dinamismo, di lavoro, di sforzo comune. I tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato una lezione: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini. L’impresa alla quale si sta ponendo mano richiede il concorso di ciascuno. Forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani e anziani, città e zone interne, comunità insulari e montane. Vi siamo tutti chiamati. Rafforzare l’Italia significa anche metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa, affinché questa divenga più efficiente e giusta; rendendo stabile e strutturale la svolta che è stata compiuta nei giorni più impegnativi della pandemia. L’apporto dell’Italia non può mancare: servono idee, proposte, coerenza negli impegni assunti. La Conferenza sul futuro dell’Europa non può risolversi in un grigio passaggio privo di visione storica ma deve essere l’occasione per definire, con coraggio, una Unione protagonista nella comunità internazionale. All’interno e nella dimensione internazionale, è intensamente impegnato il Governo guidato dal presidente Draghi; nato, con ampio sostegno parlamentare, nel pieno dell’emergenza e ora proiettato a superarla, ponendo le basi di una nuova stagione di crescita sostenibile del Paese e dell’Europa. Al Governo esprimo un convinto ringraziamento e gli auguri di buon lavoro”.
Quindi Iil presidente ha poi parlato dell'”esempio” che “ci è stato dato da medici, operatori sanitari, volontari, da chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, dai sindaci, dalle Forze Armate e dalle Forze dell’ordine, impegnate a sostenere la campagna vaccinale: a tutti va riaffermata la nostra riconoscenza. I grandi cambiamenti che stiamo vivendo a livello mondiale impongono soluzioni rapide, innovative, lungimiranti, che guardino alla complessità dei problemi e non soltanto agli interessi particolari. Una riflessione si propone anche sul funzionamento della nostra democrazia, a tutti i livelli. Proprio la velocità dei cambiamenti richiama, ancora una volta, il bisogno di costante inveramento della democrazia. Un’autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Tempestività che va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte. Occorre evitare -ha aggiunto il Capo dello Stato- che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza. Poteri economici sovranazionali, tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico. Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici rischiano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, ben più solide ed efficaci. La sfida –che si presenta a livello mondiale– per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni. Dipenderà, in primo luogo, dalla forza del Parlamento, dalla elevata qualità della attività che vi si svolge, dai necessari adeguamenti procedurali. Vanno tenute unite due esigenze irrinunziabili: rispetto dei percorsi di garanzia democratica e, insieme, tempestività delle decisioni. Per questo -ha detto Mattarella- è cruciale il ruolo del Parlamento, come luogo della partecipazione. Il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile”.
Per Mattarella “dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza. E’ ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento. Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano. Un Paese che cresca in unità. In cui le disuguaglianze -territoriali e sociali- che attraversano le nostre comunità vengano meno. Un’Italia che offra ai suoi giovani percorsi di vita nello studio e nel lavoro per garantire la coesione del nostro popolo. Un’Italia che sappia superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata. Un’Italia che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze, offrendo il proprio modello di vita a quanti, nel mondo, guardano ad essa con ammirazione. Un’Italia impegnata nella tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni. Una Repubblica capace di riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche”.
Max