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Duello M5s-Lega, Spadafora: “Salvini sessista”. E Il ministro attacca

Ore delicate e di tensione, ancora una volta, in seno alla maggioranza. La polemica dell’ultim’ora riguarda le accuse nate dopo l’intervista del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità del Movimento 5 stelle, Vincenzo Spadafora. Il quale aveva parlato d di deriva sessista in riferimento alle parole di Salvini sulla capitana Carola Rackete.

Spadafora: “Salvini sessista”. E il ministro: “Fossi in lui mi dimetterei”

Alte e cupe le polemiche dopo l’intervista del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità del Movimento 5 stelle, Vincenzo Spadafora, e il suo accenno alla ‘deriva sessista’ raggiunta a suo avviso da Salvini in relazione alla capitana Carola Rackete.

Nel mentre la polemica divampa, il governo cancella l’incontro sui centri antiviolenza e si spacca ancora. Da un lato, la Lega unita, si scaglia contro di lui e si manifesta con una sola voce: si scusi o si dimetta.

Dall’altra spunta Di Maio che prova a aggirare l’ostacolo e a puntare a tutt’altri argomenti. “Pensiamo a lavorare” dice il vicepremier grillino.

Aggiornamento ore 6.00

“Utilizzare il dramma della violenza che troppe donne hanno subito o subiscono per attaccare Salvini è vile. Un comportamento che male si addice a chi ha un incarico di Governo così delicato come quello che ricopre Spadafora e che quindi andrebbe ripensato. Sono costernata. La politica non dovrebbe mai arrivare a questo livello”.

Chi parla in questi termini è Erika Stefani, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, dopo le polemiche per l’intervista alla Repubblica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità del Movimento 5 stelle.

Cosa era successo? Semplice. Nell’intervista il sottosegretario aveva accennato alla “pericolosa deriva sessista” relativa agli attacchi verbali del vicepremier Salvini alla capitana Carola Rackete della Sea Watch 3.

“L’ha definita criminale, pirata, sbruffoncella”. dice il sottosegretario, per il quale queste parole “hanno aperto una scia di odio maschilista contro Carola con insulti dilagati per giorni e giorni sui social”.

Ma a rispondere a lui è, in realtà, l’intera Lega, che lo fa dimostrando una grande compattezza e chiedendone le dimissioni o le scuse.

“La gravità delle parole del Sottosegretario Spadafora nei confronti del Ministro Salvini è sotto gli occhi di tutti”: lo afferma il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari che, poi corrobora il concetto.  “Si può anche dissentire dal pensiero di un membro del Governo di cui si fa parte, ma c’è modo e modo e a tutto, comunque, c’è sempre un limite. Delle due, l’una: Spadafora si scusi subito o si dimetta”.

Aggiornamento ore 09,03

Non poteva certo mancare la risposta di Salvini “Cosa sta a fare Spadafora al governo con un pericoloso maschilista? Se pensa che sono così brutto e cattivo, fossi in lui mi dimetterei e farei altro, ci sono delle Ong che lo aspettano”.

In questi termini si è espresso il ministro dell’Interno Salvini, nel corso di una conferenza stampa al Cara di Mimeo.

Prova a gettare acqua sul fuoco, invece, l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: “Quanto casino per un’intervista, ma è possibile che ora il problema di questo Paese debba diventare una intervista? Pensiamo a lavorare piuttosto visto che i risultati ci sono. Sono già partiti quasi tutti gli appalti, il 96%, dei 400 milioni stanziati per i Comuni. Questi sono temi di cui deve parlare il governo e che ci rendono orgogliosi. Quindi lavoriamo e andiamo avanti”.

“Fa piacere leggere che anche il sottosegretario Spadafora si sia finalmente accorto che c’è una responsabilità politica precisa di alcuni ministri del suo governo nella ‘pericolosa deriva sessista’ che sta vivendo il nostro Paese. Noi lo denunciamo da tempo nel silenzio generale”, commentano invece dal PD per bocca della deputata dem, Lucia Annibali.

“La lotta alla violenza di genere non si può fare con gli slogan, occorre lavorare costantemente per sradicare la cultura e i pregiudizi che ancora resistono e che la alimentano. Invece – prosegue la deputata democratica – assistiamo ad una pericolosa regressione del linguaggio e del discorso pubblico che minaccia i diritti delle donne. Ma la stigmatizzazione non ci basta, servono fatti concreti. Vogliamo che il ddl Pillon venga ritirato, che l’affido condiviso in caso di violenza intra-familiare e l’alienazione parentale spariscano dal tavolo”.

Aggiornamento ora 12.40