Il Paese ultra-conservatore è l’unico Stato al mondo in cui alle donne non viene riconosciuto questo diritto. Da anni le autorità saudite provano a bloccare i tentativi delle donne di guidare. Nonostante non ci sia alcuna legge che lo vieta nel Paese, le autorità non rilasciano loro la patente e i religiosi ultraconservatori hanno emesso editti contro le donne al volante. Si tratta di Loujain al-Hathloul, di 25 anni, eMaysa al-Amoudi, di 33, ma secondo persone vicine alle due giovani, entrambe non sarebbero accusate per avere sfidato il divieto di guida, bensì per alcune opinioni espresse online.
Le fonti rivelano che i loro avvocati difensori hanno subito presentato ricorso contro tale decisione del giudice e sul caso dovrà pronunciarsi, nei prossimi giorni, una Corte d’appello di Dammam, la capitale della provincia orientale Al-Sharqiyya. Secondo gli attivisti, è la prima volta che donne al volante vengono deferite alla Corte criminale specializzata di Riyad e si tratta della detenzione più lunga di donne alla guida nella storia dell’Arabia Saudita.
I sostenitori dell’attuale campagna pro guida hanno presentato questo mese una petizione alla Corte reale chiedendo a re Abdullah di graziare le due donne. Gli organizzatori della campagna, che è cominciata il 26 ottobre del 2013, sostengono che il divieto di guida delle donne solleva questioni più ampie legate alle leggi di custodia parentale in Arabia Saudita, che danno agli uomini il potere di decidere sulla vita delle donne. Un attivista riferisce che il divieto di guida rientra in “un più ampio sforzo di bloccare ogni possibilità di innalzare il tetto delle libertà civili” in Arabia Saudita.