Dopo l’intenso colloquio amicale di ieri con il presidente Biden, nel corso del quale sono state affrontate in primis tutte le emergenze – soprattutto economiche – legate al conflitto in Ucraina, poco fa da Washington, nell’ambito di un briefing con i media, il premier Draghi ha rimarcato che “Siamo d’accordo sul sostegno all’Ucraina e sulle pressioni su Mosca, ma occorre anche chiedersi come si costruisce la pace”.
Quindi il presidente del Consiglio ha tenuto a ringraziare “Biden e l’amministrazione Usa per l’accoglienza splendida. L’incontro è andato molto bene, Biden ha ringraziato l’Italia, un partner forte, affidabile, un interlocutore credibile. Io ho ringraziato Biden per il ruolo di partnership che sta avendo in questa crisi”. Un rapporto, ha proseguito Draghi, “di confronto con tutti gli alleati. Siamo d’accordo sul sostegno all’Ucraina e sulle pressioni su Mosca, ma occorre anche chiedersi come si costruisce la pace. Il percorso negoziale è difficile, il primo punto è come costruirlo”.
Poi il premier ha tenuto a far osservare che “La guerra ha cambiato fisionomia. Inizialmente era una guerra in cui si pensava ci fossero un Golia e un Davide, sembrava una guerra di difesa disperata. Oggi il panorama si è capovolto, non c’è più un Golia. Quella che sembrava una potenza invincibile, sul campo non si è dimostrata tale almeno con le armi convenzionali“.
Dunque, domanda concludendo, e si domanda il capo del governo italiano, ”Quali obiettivi ci si propone da entrambe le parti? Che tipo di pace si vuole? Prima ancora di arrivare a questo punto, c’è uno sforzo che occorre fare e che devono fare in particolare Russia e Stati Uniti: bisogna sedersi ad un tavolo”.
Max