Mario Draghi no, o forse. Il Movimento 5 Stelle ci pensa, per ora si è schierato contro l’ex presidente della Bce. Lo ha fatto attraverso le parole del capo politico Vito Crimi: “Il Movimento aveva rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico”, ha dichiarato. Ma intanto apre alla possibilità di voto attraverso la piattaforma Rousseau, per lasciare la scelta alla base del Movimento.
“Le regole della democrazia sono molto chiare. La volontà popolare è rappresentata dalle forze presenti in Parlamento il cui mandato, ricevuto dagli elettori, non è stato quello di un governo tecnico ma, lo ribadisco, è stato quello di proporre un governo politico al Paese che rispondesse alle esigenze degli italiani”, ha invece scritto Luigi Di Maio sulla sua pagina Facebook.
“Nel 2018 il MoVimento 5 Stelle ha preso il 33% dei voti – continua – in Parlamento siamo la forza politica più grande e come abbiamo già dimostrato, siamo determinanti. Ora dobbiamo mostrarci compatti, serve unità. Nessuno provi a dividerci”, è il monito dell’ex ministro 5 Stelle.
Il no di Di Battista – Sposa la linea dura del no l’ed deputato pentastellato Alessandro Di Battista: “Le pressioni saranno fortissime. Vi accuseranno di tutto. Di essere artefici dello spread. Di irresponsabilità. Di blasfemia perché davanti all’Apostolo Draghi non vi siete genuflessi. Voi non cedete”, ha scritto su Facebook.
“Questa “manovra” è stata pensata ad hoc per indebolire il Movimento e plasmare il Recovery ad immagine e somiglianza di Confindustria – spiega ancora – Non cedete. Dovranno farcela con le loro forze, non con il nostro avallo. La linea era chiara ed era sostenuta dalla maggior parte degli italiani: Sì Conte Presidente del Consiglio e NO Renzi al governo. Qualsiasi sostegno (diretto, indiretto o mascherato) ad un governo Draghi diventerebbe un NO Conte Presidente del Consiglio e Sì a Renzi. Ovvero a colui che ha creato tutto questo. È inaccettabile”, conclude Di Battista.