Fresco del prestigioso e prezioso riconoscimento che o definisce ‘lo statista dell’anno’, all’interno del ‘Palazzo di vetro di New York’, il premier Draghi (la notte scorsa da noi) ha affrontato l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dove, oltre ad affrontare le varie tematiche che stanno angustiando l’Occidente (la crisi energetica, quella climatica, economica, ecc.), ha in primis tenuto a per ribadire la ferma condanna di Putin per l’invasione in Ucraina che vede “un unico responsabile” dunque, ha rimarcato, “Aiutare l’Ucraina a proteggersi non è stata soltanto la scelta corretta da compiere. È stata l’unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fratellanza che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni che questa Assemblea ha adottato dall’inizio del conflitto“.
Il premier ha sottolineato la drammaticità di un evento, che riportato l’Europa in un passato che pensava non appartenerle più, “costellato di bombardamenti di teatri, scuole, ospedali, violenze e soprusi nei confronti di civili e di bambini“. Dunque, replica commentando la notizia secondo cui i filorussi avrebbero indetto un referendum nei territori ucraini occupati per l’annessione alla Russia, “Finora la Russia non ha dimostrato di volere la fine del conflitto: i referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza“. Non a caso, rispolverando le storiche affermazioni di Michail Gorbačëv sulla cooperazione (nel 1988 all’Unga), anche Draghi auspica che “ci possa essere un futuro in cui la Russia torni al rispetto dei principi che scelse di sottoscrivere nel 1945. Un mondo diviso in blocchi, attraversato da rigide demarcazioni ideologiche e contrapposizioni militari non genera sviluppo, non risolve problemi“.
Dunque, “L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia e le crisi che ne derivano, alimentare, energetica, economica, mettono a rischio i nostri ideali collettivi come raramente era accaduto dalla fine della Guerra Fredda“. E “le responsabilità del conflitto siano chiare e di una parte sola. Ma è nostra responsabilità collettiva – incalza il premier – trovare risposte a questi problemi con urgenza, determinazione, efficacia. Non possiamo dividerci tra Nord e Sud del mondo. Dobbiamo agire insieme e riscoprire il valore del multilateralismo che si celebra in quest’aula“.
E qui il presidente del Consiglio rimarca che, al momento di schierarsi, “L’Italia ha agito senza indugi, insieme a tutti i partner che come noi credono in un sistema internazionale basato sulle regole e sul multilateralismo. Insieme, abbiamo risposto alle richieste del Presidente Zelensky, perché un’invasione militare pianificata per mesi e su più fronti non si ferma soltanto con le parole“. Dunque, prosegue Draghi: “Se oggi l’esito di un conflitto che Mosca credeva di chiudere nell’arco di un paio di settimane, con una guerra lampo, resta ancora imprevedibile, è anche grazie alla nostra assistenza militare“.
Ma il passaggio in crescendo, ed incisivo, dell’intervento del premier, è rivolto al manifesto scetticismo di quanti – soprattutto in Italia – dubitano sull’efficacia delle sanzioni contro Mosca: “Hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia. La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle“. E rivestendo per un momento i panni da leader della Bce, Draghi prende a prestito i numeri analizzati dal Fondo Monetario Internazionale il quale, “prevede che l’economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10% in totale, a fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra. Con un’economia più debole, sarà più difficile per la Russia reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia“.
Quindi, precisa, “L’unità dell’Unione Europea e dei suoi alleati, è stata determinante per offrire all’Ucraina il sostegno di cui aveva bisogno, per imporre costi durissimi alla Russia. Mosca ha da subito tentato di dividere i nostri Paesi, a usare il gas come arma di ricatto“. Dal canto suo, “L’Italia ha fatto il possibile per recidere il cordone che la teneva legata: ha reagito con tempestività per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, per accelerare lo sviluppo dell’energia rinnovabile“. Dunque, rifacendosi all’Europa, Draghi osserva che “Per mantenere una posizione unita, risoluta, coerente con i nostri valori, è essenziale preservare la coesione sociale“.
In ogni caso, ha esortato ancora il presidente del Consiglio, “Dobbiamo fare di più, soprattutto a livello europeo. Come l’Italia sostiene da tempo, l’Unione Europea deve imporre un tetto al prezzo delle importazioni di gas, anche per ridurre ulteriormente i finanziamenti che mandiamo alla Russia. L’Europa deve sostenere gli Stati membri mentre questi sostengono Kiev. L’Unione Europea deve anche usare la forza delle sue istituzioni per mettere i suoi vicini al riparo dalle rivendicazioni russe“.
Dopo aver assicurato che Roma resta al fianco di Kiev, così come “in prima linea per provare a raggiungere un accordo, quando sarà possibile“, il premier rivela di confidare anche in altri “momenti di cooperazione“, come in merito all’esportazione del grano ucraino, e riguardo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove “l’accesso di una squadra di esperti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica rappresenta un passo avanti. Ora è essenziale arrivare a qualche forma di demilitarizzazione dell’area. Non possiamo rischiare la catastrofe nucleare“.
In tutto ciò il premier ribatte anche “la necessità di riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per renderlo più rappresentativo, efficiente, trasparente”. Quanto poi all’emergenza migranti, spiega, “Si tratta di un fenomeno globale, che richiede un approccio responsabile, umano, condiviso”, offrendo così anche un assist a Roma, sottolineando la disponibilità della Capitale ad ospitare l’Expo 2030.
Altro tema caro a Draghi, con lo sguardo rivolto ai più fragili, quello del clima: “Dobbiamo continuare a sostenere i Paesi più vulnerabili a difendersi dagli impatti dei cambiamenti climatici e a portare avanti i loro percorsi di transizione. Penso ad esempio alla tragedia delle inondazioni in Pakistan, dove una parte molto estesa del Paese è sommersa dall’acqua e milioni di persone sono costrette a lasciare le proprie case. La crisi ambientale ci coinvolge tutti, e dobbiamo uscirne tutti insieme“.
A riprova della grande sensibilità del presidente del Consiglio nei confronti dell’ambiente, il ‘blitz’ di stamane quando, lasciato il Palazzo di Vetro, Draghi ha voluto fare una visita ai giovani arrivati a New York dove, contemporaneamente all’Assemblea, è in svolgimento il ‘Youth4Climate’. “Sono pienamente consapevole delle vostre aspettative e della vostra grande fame di cambiamento – ha spiegato loro il premier – Entrambi sono estremamente benvenuti: dobbiamo fare di meglio, più velocemente”. Quindi si è imbattuto in una scolaresca di Treviso e, ad un prof che lo ha invitato a fare visita al loro istituto, Draghi ha ribattuto sorridendo: “volentieri, ora avrò più tempo libero…“.
Infine, visto che le imminenti elezioni italiane sembrano ‘inspiegabilmente preoccupare’ più di qualche paese estero, il presidente del Consiglio ha voluto ‘rassicurare’ spiegando (‘tra le righe’ anche ai ‘nostri’), che “l’Italia continuerà a essere protagonista della vita europea, vicina agli alleati della Nato, aperta all’ascolto e al dialogo, determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale. Sono gli stessi principi e obiettivi che ispirano le Nazioni Unite, che è necessario e urgente difendere oggi“.
Max