Per quanto mai come in queste ore la maggioranza abbia traballato con così evidente ragione, nella sua testa continuano però a risuonare le parole del presidente ucraino: “Per favore, sosteneteci“.
Basta questo al premier Draghi, per convincersi delle sue ragioni, le stesse con le quali domani affronterà davanti al Senato, prima del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno, dove il capo del governo dovrebbe dare l’ok del nostro Paese sul nuovo invio di armi e mezzi all’Ucraina. Del resto, a parte il lato umanitario legato al conflitto, in realtà il sostegno ‘incondizionato’ dell’Italia a Kiev, significa ‘cementare’ il dell’Italia nello scacchiere internazionale e, soprattutto, nell’ambito dell’alleanza atlantica.
Come però dicevamo, mentre Draghi lavora per ‘smussare’ i termini del suo intervento (che ‘non contempla’ opposizioni), in queste stesse ore è il M5S ad avere gli occhi di tutti puntati addosso.
La durissima diatriba che oppone il leader Giuseppe Conte, al ministro degli Esteri, Di Maio, mettono infatti a serio rischio la già fragile tenuta della maggioranza.
Ovviamente a Palazzo Chigi prevale l’ottimismo, anche se rispetto a Conte si è levata una sorta di cortina impregnata di ‘scetticismo’. Tuttavia, viste le premesse, e la posta in gioco – con Draghi fermo sulle sue posizioni c’è la convinzione che per quanto forti, le richieste grilline, almeno in questa circostanza, finiranno per diradarsi.
Anche perché non è certo un mistero il rapporto di stima che lega il presidente del Consiglio al titolare della Farnesina, una situazione che di fatto già tende ad ‘isolare’ Conte il quale, qualora decidesse di prodursi in ‘azioni eclatanti’, rischierebbe per attirarsi addosso non solo l’ira dei suoi storici detrattori ma, cosa peggiore, quella di buona parte dei ‘suoi tesserati’.
Ad ogni modo, quello che trapela in queste ore, è che la riunione di maggioranza, diversamente da come richiesto dal M5s, non deciderà di ripassare attraverso un nuovo voto delle Camere.
Max