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Dott. Mariano Amici: “Qual è la vera mortalità del Covid-19? Sicuramente non raggiunge l’1%”

Come i nostri lettori ornai sanno, accanto alle notizie ‘istituzionali’ che quotidianamente ci ‘informano’ circa la situazione Covid nel Paese, diamo contemporaneamente spazio anche a quanti – per reale conoscenza, derivata da una comprovata esperienza professionale – hanno da esporre le loro ragioni in merito, supportate da dati e numeri.

Nello specifico, si distingue il Dott. Mariano Amici il quale, pur avendo subito la sospensione dalla sua attività di medico di base (ed il relativo stipendio), continua a ‘battersi’ per quella che lui definisce ‘la verità’, circa la pericolosità di un vaccino senza un minimo di ‘letteratura scientifica’. Convinto invece della bontà delle cure, ed invitando tutti ‘far maturare le coscienze’, questo incontenibile medico di Ardea, continua a girare l’Italia sensibilizzando circa l’anticostituzionalità del green pass e le relative – folli – conseguenze nei confronti di quanti ne sono sprovvisti.

Oltre che attraverso questa sorta di ‘tour’ nazionale, social a parte, Amici è sempre presente, pronto ad ‘informare’, attraverso il suo sito (wwwmarianoamici.com) dove, con dovizia di dati e riferimenti, spiega ed enuncia le sue convinzioni.

Quest’oggi ad esempio, dopo aver confrontato migliaia di dati, questo medico ‘non no vax’, dati alla mano, dimostra qual è la vera mortalità del Covid-19… 

Dott. Mariano Amici: Riflessioni sui decessi con Covid-19

“I casi totali di persone positive al test Covid-19 dall’inizio dell’epidemia sono 4.725.887, i decessi totali sono, ad oggi, 131.688. Statisticamente abbiamo quindi a che fare con una malattia che è letale per meno di 3 persone ogni 100 infettate.
In realtà la letalità effettiva è molto più bassa, per vari motivi.
Anzitutto non tutti i contagiati hanno effettuato un tampone (per quanto non sia un test valido, ai fini di questo ragionamento lo considereremo come una diagnosi affidabile).

Una meta analisi pubblicata su Pnas, e condotta dall’università di Yale, ha stimato che almeno il 35% dei contagiati sia completamente asintomatico e non venga quindi rilevato a meno che non finisca in un tracciamento da contatto con un positivo.
Significa che molte persone hanno avuto il Covid-19 in modo asintomatico e non lo sanno, perché non hanno fatto il test nel periodo in cui erano ‘malati’ e non hanno fatto il test perché, in assenza di sintomi, non avevano motivo di sospettare di aver contratto il virus.

Quindi gli italiani che hanno avuto il Covid-19 non sono solo i 4,7 milioni che sono risultati positivi al test fino ad oggi, ma sono di più. Se aumenta il totale dei contagiati, includendo gli asintomatici mai testati, diminuisce di conseguenza la letalità del virus.

Il totale dei decessi, come è noto, include come morti ‘per Covid’ tutti i deceduti che erano positivi al test, a prescindere dall’effettiva causa della morte.

Questo significa che il numero effettivo delle morti attribuibili al Covid è inferiore a 131.688. Di quanto inferiore? Non possiamo saperlo.

Siamo però in grado di riflettere grazie ai dati contenuti nel recente rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, che ha esaminato 7.910 cartelle cliniche di pazienti ricoverati in ospedale e il cui decesso è stato classificato come causato dal Covid-19.
Cosa ci dicono questi dati? 230 pazienti, cioè il 2,9% del campione, non avevano altre patologie. 902 pazienti (l’11,4%) ne avevano una. 1.424 (il 18%) ne avevano due e 5.354, cioè il 67,7% ne avevano almeno 3.

Questo significa che nel 67,7% dei casi in esame, la presenza di tre o più (la media è quasi 4) gravi patologie preesistenti, implica con estrema probabilità che il Covid-19 non può essere considerato propriamente la causa del decesso, ma solo una concausa. In maniera analoga sono scarse le possibilità che il Covid sia la causa primaria della morte dei pazienti che avevano già almeno due gravi patologie quando si sono infettati, anche in questo caso, infatti, più plausibilmente è stato una concausa.

Allora, al totale dei deceduti da inizio dell’epidemia, che ammonta a 131.688, bisogna togliere quasi il 70%, ascrivibile a tutte quelle persone che sono morte avendo più patologie gravi pregresse, ridimensionando quel numero fino a portarlo intorno ai 40.000. E ancora si tratta di una valutazione in eccesso, perché non tiene conto della classificazione sommaria effettuata soprattutto nella prima fase, quando i morti sono stati rapidamente cremati e le autopsie impedite.

E poi ci sono gli approcci terapeutici sbagliati, le cure inappropriate, il ricorso alla ventilazione profonda, che hanno peggiorato il quadro clinico dei pazienti in terapia intensiva, anche se in buona fede, anche seguendo le linee guida del governo. L’approccio terapeutico iniziale uccideva le persone e le prime autopsie lo hanno confermato.

Per concludere questa riflessione, se i contagiati sono stati molti di più di 4,7 milioni, perché un buon 35% di infettati è del tutto asintomatico e molti asintomatici non sono stati testati, se il totale dei decessi è molto inferiore, togliendo i casi in cui il virus era una concausa in un quadro già grave e quelli classificati grossolanamente come morti di Covid solo perché positivi al test, e togliendo anche le vittime di cure inappropriate, qual è la vera mortalità del Covid-19? Sicuramente non raggiunge l’1%.

Ed ora riflettete sui motivi per cui, ancora oggi, si spinge sul tasto dell’emergenza e si terrorizzano le persone, convincendole di trovarsi di fronte ad un imminente pericolo di vita, di massa.

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia#2

https://www.pnas.org/content/118/34/e2109229118

Mariano Amici medico

Max

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Max Tamanti