DOPO LA VOTAZIONE SULLA VICENDA AZZOLINI: PROVE TECNICHE DI FORMAZIONE DI UN NUOVO SOGGETTO POLITICO ?

    A seguito del voto del gruppo parlamentare Pd contro l’uso delle intercettazioni relative al parlamentare Ncd Antonio Azzolini su un’ipotesi di reato per 150 milioni di euro di valore e su richiesta della Procura della Repubblica di Trani risalente a gennaio di quest’anno,il Senatore Felice Casson,noto alle cronache per la sua carriera integerrima e i suoi successi investigativi come magistrato, dal caso Gladio a Seveso,ecc., nonché per la sua preparazione come giurisperito,ha deciso di autosospendersi immediatamente dal partito democratico e sembrerebbe aver commentato l’accaduto con toni inequivocabili: “E’ una vergogna, si è voluto salvare uno della casta!” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/29/azzollini-felice-casson-pd-una-vergogna-si-e-voluto-salvare-uno-della-casta/1917350/ ). La stessa Debora Serracchiani,vicesegretario del partito, sembrerebbe aver commentato il fatto sostenendo che non sarebbe una vicenda edificante e che sarebbero dovute delle scuse. Dopo la vicenda delle pubblicazioni della commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosi Bindi, risalenti al giorno precedente l’ultima tornata elettorale e i risultati non incoraggianti riportati dalla linea e dai candidati renziani, sembrerebbero affiorare segnali sempre più chiari di una crisi interna al Pd,partito principale di maggioranza,che potrebbero anche esitare prima o poi in scissioni o spaccature. In realtà. viene spontaneo commentare, che ben poco sembra essere cambiato,alla luce di certe votazioni, dai tempi delle votazioni parlamentari su Nicola Cosentino,ecc. La cosiddetta questione morale pare essere affrontata, probabilmente per ragioni di tenuta del governo (Azzolini è un esponente del partito di Alfano alleato di governo), alla stessa maniera che durante il cosiddetto ventennio berlusconiano e questo finisce per riportare alla memoria quel famoso ritornello del film di Nanni Moretti, Palombella rossa, avente ad oggetto proprio l’identità politica della sinistra italiana: “Noi siamo uguali,ma siamo diversi….”,ma poi alla fine: “Noi siamo proprio uguali a tutti quanti gli altri!”.Il fatto stesso che una figura istituzionale di rilievo come Felice Casson,che ha scritto la storia della Costituzione vivente di questo paese negli ultimi quarantanni, con le sue inchieste e la sua attività di impegno politico e parlamentare,compreso il passaggio importante della lotta a soggetti e meccanismi occulti che avevano determinato la concezione di una sorta di democrazia bloccata e di un paese a sovranità limitata,prenda le distanze dal partito,per di più dopo la sconfitta a Venezia per la sua candidatura a Sindaco del capoluogo veneto, è indicativo della profondità della crisi di identità che vive oggi un partito troppo eterogeneo e troppo proiettato verso l’idea di voler governare ad ogni costo sotto l’attuale guida. Tutti questi fattori di politica interna vanno,a nostro sommesso avviso, valutati anche alla luce di un altro dato, non meno significativo e che potrebbe alla lunga o a breve suonare come un rintocco fatale. Mi riferisco alla presunta telefonata tra il premier Renzi e Putin in cui si sarebbe discusso recentemente di energia e cooperazione (http://www.ilvelino.it/it/article/2015/07/29/russia-telefonata-renzi-putin-si-e-discusso-di-energia-e-cooperazione/969f0bad-2261-4325-8efc-ed1a5581e00a/ ). In sintesi, in pieno clima di sanzioni e di guerra fredda con la Russia e di dispiegamenti e movimenti di truppe sul fronte ucraino,con esercitazioni militari, ecc., il governo italiano sembrerebbe l’unico governo in Europa a cercare di intensificare o quantomeno di continuare certe relazioni,offrendo così un qualche appoggio o paracadute al governo di Putin che potrebbe rischiare anche la bancarotta e sommovimenti interni a causa delle restrizioni economiche. Tutto questo va anche letto attentamente,cioè in correlazione o stretta successione cronologica rispetto all’annuncio del cosiddetto “soccorso azzurro” che l’esponente politico di matrice berlusconiana Denis Verdini starebbe offrendo alla compagine e alla tenuta del governo Renzi sempre in questi giorni. E’ prevedibile che, alla lunga o in tempo più breve di quanto si pensi, queste linee di condotta, sempre in continuità con la politica e le logiche berlusconiane, possano determinare elementi di frizione con la U.E. o in ogni caso una posizione sempre più isolata del governo italiano con le conseguenze immaginabili. In tale contesto, ne sono fermamente convinto, appare altrettanto prevedibile che stiano maturando tutte quelle condizioni interne ed esterne ottimali per la caduta del governo Renzi e/o per la formazione di un nuovo soggetto politico, a mio avviso europeista, che vada a colmare la lacuna dell’attuale arco elettorale e che meglio possa rispondere alle esigenze e agli interrogativi di quella che viene troppo spesso definita eufemisticamente come “questione morale”,mentre altro non è che la questione fisiologica della sussistenza metabolica di mafia e corruzione all’interno dei tessuti istituzionali ai più vari livelli,cioè come una sorta di metastasi che abbia ormai invaso i gangli vitali dell’amministrazione e talora della giustizia stessa (http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_marzo_22/magistrato-fa-boss-adesso-devo-ricicla-sti-soldi-7cf521a8-d062-11e4-a378-5a688298cb88.shtml , http://www.latinaquotidiano.it/scandalo-al-tribunale-di-latina-lollo-ammette-altri-giudici-sapevano-del-sistema-di-corruzione/ , http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_giugno_14/intercettazioni-giudice-mafiosa-2221641987909.shtml , ). Per quello che può valere l’impressione di chi scrive è che,nonostante le apparenze e per quanto formalmente fatto cadere dal ritiro dell’appoggio del Pdl di Alfano, persino il governo commissariale di Mario Monti segnò la sua parabola finale al momento in cui si allontanò, in qualche misura,dalla linea politica europea, proprio per tentare di compiacere meglio Alfano o di far rimanere unita l’eterogenea coalizione che lo sosteneva,in cui erano proprio Alfano e i suoi a creare più problemi fino all’esito finale. Rimango anche del parere che,come oggi appare sempre più all’orizzonte dell’agenda politica e forse improcrastinabile la reintroduzione di una tassa di successione oltre un certo limite di capitale (300.000, euro probabilmente),per far quadrare i conti, all’epoca, Monti avrebbe probabilmente privilegiato, più razionalmente, una soluzione del problema finanziario con una patrimoniale, esattamente sul modello applicato a Cipro, cioè per i conto correnti oltre una certa soglia rilevante di liquidità, piuttosto che ricorrere a tagli pensionistici e alle soluzioni degli esodati della legge Fornero,ecc.(cosiddetta “macelleria sociale” secondo alcuni), proprio se avesse potuto contare su un sostegno di soggetti politici diversi da quelli della eterogenea coalizione che,di fatto, lo sosteneva e, più precisamente, se avesse potuto interloquire con soggetti diversi dal Pdl a guida Alfano.Ricordiamoci che il Pdl è storicamente tra i partiti più avversi alla soluzione delle patrimoniali e che al tempo di Tremoni ministro delle finanze fu addirittura varata la normativa sullo scudo fiscale per chi aveva portato i capitali all’estero. Ma la storia non si scrive né con i se né con i ma e in questo paese,ancora oggi, sembra difficile poter fare i conti senza Alfano o senza Berlusconi,è un dato di fatto.