DOPO AVER ’ADORNATO’ TESTE ILLUSTRI PER 160 ANNI, LO STORICO BORSALINO VA IN PENSIONE

Negli ultimi 160 anni ha ’adornato’ le ’preziose’ teste di politici, attori, intellettuali, musicisti, registi, artisti, scritori, imprenditori, conferendo loro un’indiscutibilmente aurea di elegante fascino. Nei cinema ha legittimato duri e dandy, regalando un valore aggiunto allae straordinarie capacità recitative di attori del calibro di Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Warren Beatty, Charlie Chaplin, John Belushi, Dan Aykroyd, Robert Redford, Fred Astaire, Tom Hank, Leo Di Caprio, Michael Jackson, politici come Harry Truman, ’menti’ pari ad Ernest Hemingway, oppure, tanto per citarne alcuni, persdonaggi italiani del calibro di Giuseppe Verdi, Gianni Agnelli, Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Umberto Eco, Marcello Mastroianni, Marcello Mastroianni, e molti altri ancora. Questo tanto per dare idea di cosa abbia rappresentato nel costume della nostra società il ’Borsalino’, ormai storico sinonimo di cappello, al pari della bombetta, il turbante o il basco. Eppure, come capita ad ogni essere od oggetto destinato a segnare, in qualche modo rivoluzionandola, la società, anche questo meraviglioso ’orpello’ si è tristemente imbattuto con la parola ’fine’. E’ infatti notizia di oggi che, sebbene il marchio icona del Made in Italy non abbia mai smesso di far sognare star e gente comune, la storica azienda di Alessandria è fallita. Tramonta così il fasto delle felice intuizione del ’u siur Pipen’, come veniva affettuosamente chiamato Giuseppe Borsalino, che il 4 aprile 1857 mise su in via Schiavina, ad Alessandria, un piccolo laboratorio specializzato nella produzione di cappelli in feltro. Da allora, in questi 160 anni, dopo essersi trasformato in un’industria nel 1888, l’azienda trova sede in corso Cento Cannoni dove, alla vigilia della prima guerra mondiale, produce qualcosa come due milioni di cappelli l’anno, divenendo il traino all’economia della città piemontese. Arriva poi il grande salto riuscendo a conquistare prima la City londinese con le bombette firmate Borsalino, e poi quello statunitense, dove i cappelli made in Alessandria impazzano nell’età d’oro di Hollywood. Negli anni però la produzione inizia a ridursi e il ridimensionamento dell’azienda non tarda ad arrivare, per arrivare, nonostante ripetuti tentativi di ’salvataggi’ da parte di generosi imprenditori, purtroppo il declino è stato comunque inevitabile…
M.