DOPING – TEST SFALSATI ED IL SOSPETTO DI UNA ‘REGIA POLITICA’: LA WADA CHIEDE L’ESCLUSIONE DI MOSCA DALLE COMPETIZIONI SPORTIVE

Altro che la lealtà dello sport: la Wada (Agenzia mondiale antidoping) ha espressamente chiesto alla Federatletica internazionale (Iaaf), la sospensione dalle competizioni della Federazione di atletica della Russia (Araf), conseguentemente ai diversi casi accertati di doping, al punto di far sorgere il sospetto che dietro tali condotte sportive scorrette, possa addirittura celarsi una sorta di ’sistema di stato’. In particolare l’Agenzia mondiale antidoping ha chiesto la squalifica a vita di cinque atleti (tra i quali Mariya Savinova e Ekaterina Poistogova, oro e bronzo negli 800 metri alle Olimpiadi di Londra), e di cinque allenatori, nonché la revoca dell’accreditamento del laboratorio di Mosca come centro di controllo. “I Giochi di Londra – spiega la relazione giunta sul tavolo della Wada – in un certo senso sono stati sabotati dall’ammissione di atleti che non avrebbero dovuto partecipare e che avrebbero potuto essere fermati preventivamente se non fosse stata adottata un’inspiegabile e collettiva politica del ’laissez-fair’ da parte della Iaaf, della Araf e della Rusada (l’agenzia antidoping russa, ndr)”. Ad avvalorare la scorrettezza ‘pianificata’, l’esistenza di un laboratorio ‘gemello’ a quello di Mosca: “Ci sono elementi sufficienti per concludere che il secondo laboratorio – si legge ancora – collaborasse all’azione di copertura dei test positivi attraverso la distruzione dei campioni” e, a quanto sembra, Grigory Rodchenko, direttore del laboratorio di Mosca, avrebbe distrutto 1417 test, nientemeno che per ordine del ministro dello Sport Vitaly Mutko. Il sofisticato ed astuto meccanismo prevedeva che “i campioni pre-esaminati e non positivi venissero inviati al laboratorio accreditato”. Non si esclude che il sistema potesse contare addirittura sull’intervento di membri dei servizi segreti, in grado di operare nel laboratorio accreditato a Mosca e in quello creato a Sochi per le Olimpiadi invernali del 2014. La richiesta della Wada è il risultato delle investigazioni della commissione guidata da Dick Pound, presidente dell’agenzia dal 1999 al 2007, che ha operato per 11 mesi. Il report si unisce alle indagini condotte dalle autorità francesi su Lamine Diack, ex presidente della Iaaf. Il dirigente sportivo senegalese, 82 anni, è accusato di aver incassato somme di denaro dalla federazione russa in cambio del silenzio su più casi di positività al doping (otto secondo il “Sunday Times”). Proprio oggi la commissione etica del Cio ha chiesto la sospensione provvisoria di Diack da membro onorario. Secondo Pound, gli atleti russi potrebbero partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016 se la federatletica nazionale dovesse prendere immediatamente i provvedimenti necessari per rispettare gli standard antidoping. Se questo non dovesse accadere, però, l’esclusione non verrebbe annullata.  Sebastian Coe, presidente della Iaaf, che giudica il quadro “allarmante. Faremo il massimo per proteggere gli atleti puliti e per ricostruire la fiducia nei confronti del nostro sport”. “Le sanzioni contro la Russia possono essere spiegate con una motivazione politica”, ha detto Vladimir Ujba, direttore dei laboratori di controllo antidoping nel paese.

T.