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Dolce&Gabbana finanziano la ricerca sul coronavirus dell’Humanitas

Sentivamo di dovere fare qualcosa per combattere questo devastante virus che, a partire dalla Cina, sta colpendo l’umanità intera. Di fronte a queste tragedie dalle dimensioni così vaste, ogni azione può sembrare poco rilevante. Ma quando il professor Mantovani ci ha raccontato la favola africana che narra di un colibrì che, mentre tutti gli altri animali fuggono a causa di un incendio divampato nella foresta, vola nella direzione opposta continuando a portare l’acqua per cercare di spegnere l’incendio, abbiamo capito che comunque valeva la pena fare qualcosa. Anche un gesto piccolissimo può avere un significato enorme. Supportare la ricerca scientifica è per noi un dovere morale, speriamo che il nostro contributo possa essere d’aiuto per risolvere questo drammatico problema. E’ importante fare la scelta giusta. E’ per questo motivo che abbiamo pensato che Humanitas University fosse l’interlocutore ideale: una realtà speciale per eccellenza e umanità, con la quale abbiamo già collaborato per un progetto di borse di studio”.
Fino ad oggi li abbiamo apprezzati come stilisti creativi, capaci di rappresentare al meglio la moda italiana all’estero, ma ora c’è anche da apprezzarne le grandissime doti umane e la sensibilità, perché Dolce&Gabbana hanno deciso di darsi da fare per combattere da protagonisti l’epidemia di questo insidioso coronavirus cinese.

“Un’importante donazione per garantire la ricerca”

I due stilisti hanno infatti elargito “un’importante donazione a Humanitas University”, che permetterà di mantenere l’apposito studio del team coordinato dall’immunologo Alberto Mantovani, volto “a chiarire le risposte del sistema immunitario al Sars-CoV-2”. All’interno dell’ateneo meneghino, il team di ricercatori, che si avvale della collaborazione dei virologi Elisa Vicenzi e Massimo Clementi dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, getterà “le basi per la messa a punto di interventi diagnostici e terapeutici, contribuendo alla risoluzione di un problema globale”.
“In questa situazione di emergenza mondiale – affermano dall’Humanitas – il sostegno di Dolce&Gabbana catalizza un’interazione virtuosa di ricerca scientifica fra due grandi istituzioni milanesi a servizio della salute di tutti, in collaborazione anche con l’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, centro di eccellenza del Paese e da sempre in prima linea“.

“La risposta è nelle molecole dell’immunità innata”

“Da anni – Mantovani focalizza i suoi studi sui meccanismi dell’immunità innata, la nostra prima linea di difesa contro le infezioni, della quale ha contribuito a scoprire nuove molecole e funzioni: tra queste la famiglia delle pentrassine lunghe, identificata all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso”, spiegano ancora. Dal canto suo l’immunologo spiega che “Questi antenati funzionali degli anticorpi, fra cui PTX3, hanno un ruolo essenziale nella resistenza a diverse classi di virus e altri patogeni, da quelli più comuni come l’influenza a citomegalovirus e funghi. Prodotti dal nostro organismo in risposta a un’infezione, riconoscono alcune classi di ‘nemici’ che entrano in contatto con il nostro corpo e ne facilitano l’eliminazione, segnalandoli ai ‘soldati’ del sistema immunitario incaricati di affrontarli e distruggerli. La sfida, ora – aggiunge Mantovani – sarà vedere se queste molecole di difesa presenti nei liquidi biologici (fra cui il sangue) sono in grado di riconoscere il coronavirus Sars-CoV-2 e di svolgere un ruolo di difesa dall’infezione battezzata Covid-19. Sars-CoV-2 appartiene invece alla grande famiglia dei coronavirus – spiegano Clementi e Vicenzi – Alcuni componenti di questa famiglia causano infezioni dell’apparato respiratorio superiore non gravi, mentre altri, come Sars-CoV (il virus della Sindrome respiratoria acuta grave), Mers-CoV (quello della Sindrome respiratoria del Medio Oriente) e il nuovo Sars-CoV-2 sono alla base di malattie importanti con elevata mortalità. La capacità di alcuni soggetti infettati di guarire più rapidamente o avere un’infezione meno aggressiva può dipendere da diversi fattori, inclusa la risposta innata che contribuisce a bloccare l’invasione dei virus nelle cellule o a fermare la moltiplicazione virale precocemente dopo l’infezione. Da qui l’idea di testare le molecole dell’immunità innata per verificare la loro attività antivirale e capire in che modo interagiscano con Sars-CoV-2, chiarendo ad esempio se interferiscano con la risposta delle cellule infettate dal virus, con meccanismi anche inaspettati. Questo potrebbe aprire le porte alla messa a punto di strategie utili per i pazienti“.
Max