Dopo qualche comprensibile ‘svarione’ (vedi la proposta della solita patrimoniale), finalmente la sinistra sembra aver ritrovato la sua natura sociale (o ragione d’essere), ‘ricordandosi’ realmente di chi ha veramente bisogno.
Dunque, sul fil di lana, con centinaia di migliaia di lavoratori sotto la lama scintillante dello sblocco dei licenziamenti, previsto dal 30 giungo, oggi il Pd ha presentato un emendamento al dl Sostegni Bis, chiedendo la proroga del Cig Covid fino al 30 settembre per le imprese in crisi, ed il blocco dei licenziamenti nel periodo di fruizione della Cig.
Dunque guai a licenziare! Questa ‘provvidenziale’ proposta di modifica, per altro già depositata in commissione Bilancio, prevederebbe dal prossimo primo luglio, altre 13 settimane di Cassa Covid per tute quelle imprese ed aziende che ne sigleranno l’accordo con i sindacati. Ovviamente si parla di strutture in palese situazione di crisi, ‘certificate’ dall’apposito decreto ministeriale (lavoro-sviluppo economico).
Il termine fissato per depositare in commissione Bilancio alla Camera gli emendamenti del dl Sostegni Bis, scadeva oggi alle 17.30 e, a quanto sembra, ne sono stati depositati qualcosa come 4mila. Ovviamente nei prossimi giorni si procederà poi ad una sorta di ‘scrematura’, con l’individuazione di proposte di modifica ‘inammissibili’.
Sempre a proposito del dl Sostegni Bis, secondo i tecnici della Camera, occorrono altri chiarimenti sia sulla platea che sull’indennizzo medio dei ristori: “Andrebbero acquisiti gli ulteriori elementi di valutazione necessari ai fini della verifica della quantificazione (platea interessata e importo medio del contributo): ciò anche al fine di verificare la congruità delle risorse previste ad assicurare l’integrale soddisfacimento delle richieste“. Spiegazioni, chiarimenti che, si legge nel dossier appositamente stilato, “appaiono necessari anche in considerazione del fatto la disposizione non configura l’onere come limite di spesa né è previsto un meccanismo di salvaguardia volto a contenere la spesa complessiva entro l’importo indicato“.
Altro tema ‘delicato’, il finanziamento per Alitalia, che “andrebbe preliminarmente confermata la compatibilità con la normativa europea”. Questo perché si profila anche l’eventualità di un ‘prestito ponte’ – disposto con decreto nel 2017 e poi prorogato ed ampliato – allo studio di un procedimento di indagine per aiuti di Stato. Anche perché, rilevano ancora i tecnici della Camera nel loro rapporto, “A tal riguardo si rileva che qualora la misura non fosse riconosciuta come finanziamento ma come contributo, essa avrebbe effetto anche sul saldo di indebitamento netto poiché non sarebbe classificabile come operazione finanziaria ai sensi del Sec 2010 bensì come trasferimento in conto capitale, con impatto quindi anche sul saldo di competenza economica“.
Max