In Italia un adolescente su tre non è in grado di comprendere se la notizia che sta leggendo è vera o falsa. È quanto emerge dal report “Disinformazione a Scuola”, redatto da un team di ricerca guidato dal Professor Carlo Martini dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
La ricerca ha coinvolto 2.288 studenti tra i 14 e i 19 anni di 19 scuole secondarie di secondo grado distribuite tra Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Dallo studio emerge che gli adolescenti trascorrono in media sei ore al giorno con lo smartphone, scrollando e condividendo sui social media. Di fronte alla simulazione organizzata dai ricercatori, in cui era presente una notizia vera e una falsa, circa un ragazzo su tre faticava a riconoscere l’informazione corretta, incappando nella trappola delle fake news.
I giovani utilizzano i social media come principale fonte di informazione. Il social più utilizzato è Instagram (80%), seguito da Whatsapp (76,62%) e Tiktok (60,81%). Dallo studio sono però emerse differenze di genere, mostrando un distacco tra le studentesse e gli studenti che, pur non essendo sempre statisticamente significativo, rappresenta un dato importante se affiancato ai livelli di autostima riportati dalle studentesse, che sottolineano la presenza del fenomeno conosciuto sotto il nome di confidence gap, ossia la differenza di autostima tra maschi e femmine.
In occasione della presentazione del report l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ha annunciato la nascita dell’Osservatorio permanente sulla Disinformazione digitale, che coinvolgerà anche gli studenti delle scuole superiori italiane. Si prevede anche la partecipazione di imprese, con l’obiettivo di creare progetti per contrastare i fenomeni che generano fake news.
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