(Adnkronos) – Sono sempre più frequenti in Italia i casi di disfunzione erettile in pazienti sotto i trent’anni. “Uno su 10 soffre della ‘fuga venosa’, un deficit vascolare che non permette alle valvole venose la normale continenza. Spesso è correlata alla presenza di varici alle gambe, prolassi emorroidari e varicocele testicolare. Tutto si ripercuote a livello erettivo, con il raggiungimento di una buona erezione che però si perdita improvvisamente durante l’atto”. Lo spiega all’Adnkronos Salute il Gabriele Antonini, urologo-andrologo e uno dei massimi specialisti in chirurgia protesica peniena. Sono i primi dati che emergono da uno studio che si “sta conducendo nell’Urologia dell’ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese”, aggiunge il chirurgo che collabora con l’ospedale.
“Sempre più spesso arrivano alla nostra osservazione ragazzi che riferiscono qualche forma di disfunzione sessuale. Il problema principale è nell’ottenimento della fase erettiva. Questa condizione nella stragrande maggioranza dei casi è dovuta a motivi di natura emotivo-psicologica e relazionale – sottolinea – Nel tempo è cambiato molto il ruolo sociale della donna e questo si ripercuote nei rapporti sessuali. Questo nuovo cambio di ruolo determina nei giovani una sorta di forte ansia da prestazione che determina una mancata risposta arteriosa e quindi una scarsa forza erettiva”.
Antonini spiega che “il meccanismo dell’erezione è basato su una vasodilatazione delle arterie del pene e una contestuale chiusura delle valvole venose che permettono una rigidità duratura per tutto l’atto. Nei forti stati d’ansia viene rilasciata in circolo molta adrenalina che determina per natura una vasocostrizione che immediatamente fa perdere l’erezione o addirittura, nei casi più gravi, non la fa proprio ottenere. Anche il diabete giovanile – aggiunge lo specialista – correlato a fattori genetici personali o a una incorretta alimentazione, determina un progressivo e cronico danneggiamento delle strutture vascolari arteriose con una conseguente fibrosi e scarsa elasticità delle stesse. Soprattutto delle piccole arterie del pene. Molto importanti, quindi, per fare prevenzione sono lo stile di vita ed una corretta alimentazione e soprattutto evitare l’utilizzo di alcolici e sostanze stupefacenti”.
“C’è poi una vera e propria malattia vascolare silente codificata, appunto, con il nome di ‘fuga venosa’ che ha ripercussioni a livello erettivo con il raggiungimento di una buona erezione ma con la perdita improvvisa della stessa durante l’atto – rimarca il chirurgo – E’ un po’ come la camera d’aria di una bicicletta con un piccolo foro. Si inizia a pedalare bene ma poi pian piano la ruota si sgonfia. Per diagnosticarla oltre al riconoscimento dei sintomi basta effettuare un semplice eco-doppler dei vasi penieni. E’ una condizione che oltre ad alterare la qualità di vita sessuale dei giovani produce effetti devastanti da un punto di vista sociale. Molti hanno la paura di approcciare una donna e per lo più fuggono da nuove storie sentimentali. Questo si ripercuote sui rapporti interpersonali e sulla possibilità di creare una vita coniugale e una famiglia con conseguenze catastrofiche sulla psiche dei più giovani. Per fortuna – suggerisce – c’è sempre più consapevolezza di questo tipo di condizione morbosa soprattutto grazie all’utilizzo della rete. Infatti, essendo un argomento ancora tabù, molti utilizzano internet per documentarsi e fare un’autodiagnosi”.
“In alcuni casi le ‘pillole dell’amore’ funzionano molto bene, in altri no. Per tutti quei pazienti che non rispondono ai farmaci la soluzione è una sola, un piccolo meccanismo completamente invisibile che si posiziona chirurgicamente all’interno dei genitali maschili capace di correggere il ‘difetto idraulico’ e consentire a qualsiasi uomo di ottenere una erezione forte e duratura per una normale e soddisfacente attività sessuale”, sottolinea Antonini che ricorda come la soluzione protesica “ha avuto successo nei paesi latini ed è stata ribattezzata ‘la bombita’”.
“Effettuiamo di routine questo intervento con una tecnica mini-invasiva con un taglio di 2 centimetri sul pube in un tempo rapidissimo, circa 15 minuti – precisa il chirurgo – Siamo gli unici in Europa ad effettuare questa tecnica che, già a distanza di una settimana dalla procedura, permette di riprendere tranquillamente la propria vita e dopo 14 giorni di avere una normale e soddisfacente attività sessuale. Grazie alla mininvasività dell’intervento, la sensibilità, il piacere e soprattutto l’eiaculazione rimangono completamenti inalterati. E’ a tutti gli effetti una procedura di natura funzionale – conclude – che solo nei centri ad alto volume di impianti penieni è possibile fare per dare una concreta risposta terapeutica e delle certezze ai pazienti affetti da deficit erettile su base vascolare non responsivo ai farmaci orali”.