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Discoteche: “Se non riapriamo finiamo in mano alla malavita. Il governo ci aiuti o ci faremo sentire”, il Silb-Fipe

Dopo una chiusura ininterrotta da 19 mesi, dovendo pagare affitti, utenze, tasse, con anticipazione di cassa integrazione in deroga e mutui, un’azienda non ce la fa più a resistere dichiara fallimento o cede al miglior offerente e in momenti di crisi come questa legata alla pandemia, a chi interessa un’azienda chiusa da 19 mesi se non alla malavita? Il governo si renda conto che c’è un rischio di questo tipo”.

Rischia seriamente di tradursi in questi termini l’esacerbante ‘chiusura’ che le discoteche ed i locali da ballo continuano a subire da un oltre un anno. Una categoria, in parte per la pandemia, letteralmente sconquassata da un immobilismo, che tradotto in termini economici, sta a significare la rovina.

Pasca (Silb-Fipe): “Se non riapriamo finiamo in mano alla malavita. Il governo ci aiuti o ci faremo sentire”

Ed ha ragione Maurizio Pasca, presidente del sindacato italiano dei locali da ballo (Silb-Fipe) nel lanciare al mondo della politica una sorta di ‘appello-minaccia’: “Io mi auguro che alla fine prevalga il buon senso nei confronti di Draghi e dei ministri interessati per darci una data certa per la ripartenza e per una riapertura entro il 31 ottobre alimenti si va a consegnare un intero settore del Paese in mano alla malavita organizzata”.Ed aggiunge, ”Noi continuiamo con la via del dialogo per vedere, con grande responsabilità, di poter riaprire nell’immediato. Se non succederà decideremo le iniziative che si vorranno portare avanti: nessuna manifestazione violenta, ma ci faremo sentire”.

Pasca (Silb-Fipe): “Il Cts non si è espresso ma ha aumentato la capienza di stadi, cinema e teatri”

Giustamente fa poi notare Pasca, dal canto suo ”Il Cts non si è espresso nel merito, ma ha pensato solo ad aumentare la capienza di stadi, cinema e teatri, dimenticando ancora una volta il settore produttivo dell’intrattenimento della sale da ballo e dello spettacolo“.

Pasca (Silb-Fipe): “Nel Cdm ci hanno snobbato, C’è un pregiudizio ideologico contro questo settore”

Un grido d’aiuto, quello da più mesi reiterato dal Silb-Fipe, in realtà lucidamente recepito dal ministro Giorgetti il quale, anche mostrando una personale ‘discrepanza’ con i suoi colleghi di governo rispetto a questa situazione di impietoso stallo, ha spiegato ancora Pasca, ”Oggi, nella riunione del Cdm, non so se si è parlato di una data di ripartenza, l’1 ottobre ci sarà la cabina di regia. Ci sono state prese di posizione nette da parte del ministro Giorgetti, dei sottosegretari alla Salute Sileri e Costa, di Salvini e di tanti altri. Perché tenere ancora chiuse le discoteche quando tutto il Paese ha riaperto?“. Dunque, replica il presidente dei locali da ballo, ”C’è un pregiudizio ideologico contro questo settore e i giovani che frequentano le discoteche? Il governo si rende conto che così si favorisce l’abusivismo?“.

Giorgetti: “Mi rivolgo ai miei colleghi affinché “Rivalutino la riapertura delle discoteche”

In effetti proprio oggi, intervenendo nell’ambito dell’assemblea annuale di Confcommercio, lo stesso ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha ribadito la sua posizione, rivolgendosi agli altri ministri affinché “Rivalutino la riapertura delle discoteche, non per il significato economico, che è importante, ma per il significato simbolico. C’è un diritto al lavoro per qualche migliaia di lavoratori che il governo non è in grado di garantire e se non puoi garantirlo è sempre una sconfitta“.

Giorgetti: “Per il recovery va rimessa al centro e rivalutata la cultura del lavoro e d’impresa”

Inoltre, marcando l’approvazione del Recovery Plan, definendola una cosa “importantissima”, Giorgetti ha anche osservato che però manca il proprio il ‘recovery’: “Servono attori, interpreti che prendano il copione e lo declinino. Quello che deve fare lo Stato è creare le condizioni per l’iniziativa privata”. Quindi, rifacendosi anche all’impossibilità di fare impresa da parte dei locali da ballo, il ministro ha tenuto a sottolineare come, in Italia, “diventerà recovery se verrà rimessa al centro e rivalutata la cultura del lavoro e d’impresa. Altrimenti non si riuscirà a far scattare quell’incendio duraturo per la crescita di cui abbiamo bisogno per il futuro del Paese e delle nuove generazioni“.

Max