(dall’inviata Elvira Terranova) – Un capo di imputazione ritenuto “mostruoso” in un processo in cui “il mendacio è clamoroso e inquietante” e in cui “non c’è la prova del patto politico-mafioso” tra l’ex Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo e i boss catanesi. Lombardo è stato accusato da “dichiaranti non attendibili”, come “quel falsificatore di Tuzzolino, smentito in aula da tutti i testi”. Mentre l’ex Governatore “ha sempre contrastato i boss” e la sua a lotta ai mammasantissima di Cosa nostra “non era solo di facciata” ma “reale”. In oltre quattro ore di arringa, i difensori di Raffaele Lombardo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata, hanno ribadito davanti alla Corte d’appello di Catania che l’imputato “è estraneo” alle accuse che gli vengono contestate. Secondo la Procura generale di Catania, rappresentata in aula da Agata Santonocito e Sabrina Gambino, ci sarebbe stato un patto mafioso-elettorale tra Lombardo e alcuni esponenti della mafia catanese.
Ma la difesa, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Maiello e Maria Licata, non ci sta e controbatte: “Il capo di imputazione è mostruoso perché fa riferimento a una molteplicità di competizioni elettorali indicate in maniera semplificativa- dice Maiello – e poi è mostruoso perché l’effetto sarebbe un accrescimento di prestigio dell’associazione criminale, che di per se non è rilevante, ma soprattutto ritenendo che non ci sia la prova degli accordi elettorali non ci può esser neppure la prova del rafforzamento dell’associazione”. “La lotta dell’ex Presidente Lombardo contro la mafia non era solo di facciata, con la nomina di due magistrati antimafia nella sua Giunta regionale, come dice l’accusa. Già da prima l’imputato lottava contro Cosa nostra ed è dimostrato”, dice poi Maria Licata nella sua introduzione. “La Procura Generale ha parlato, nella discussione, delle competizioni elettorali di Niscemi e Mirabelli Imbaccari del 2007. Come se ricercassimo la prova di un patto politico-mafioso che riguarda il complesso delle competizioni usando le elezioni di un remoto paesino. Mi sembra un ragionamento che non appare adeguato né sul piano della metodologia probatoria, ma neanche sul piano del sistema della logica”.
Poi la legale aggiunge: “Significa affermare una tesi al di la dell’evidenza che è oggettiva”. E ribadisce: “Non voglio soffermarmi sull’Mpa, ma è un contesto storico dal quale non possiamo prescindere per raccontare i fatti. Non è vero che Lombardo assumerà un atteggiamento di lotta alla mafia solo di facciata quando diventerà Presidente della Regione, nominando dei magistrati”, cioè Caterina Chinnici, oggi eurodeputata e Massimo Russo, oggi Procuratore dei minori a Palermo. E ricorda che “nel 2007 si votò in molti comuni siciliani. Solo in provincia di Catania si vota in 18 comuni. Perché parlo di Catania? Perché è la provincia dentro cui gravita la consorteria mafiosa con cui l’imputato, secondo l’accusa, avrebbe avuto dei rapporti”. Lombardo, occhiali da sole RayBan e mascherina bianca sul volto, accompagnato anche oggi dal figlio, Toti, è seduto in seconda fila e ascolta in silenzio l’arringa fiume degli avvocati Licata e Maiello.
Al termine della requisitoria, la Procura generale di Catania, lo scorso 2 febbraio, aveva chiesto la condanna a sette anni e 4 mesi di carcere per l’ex Governatore. Il nuovo processo di appello scaturisce dalla decisione della Corte della Cassazione di annullare, nel 2018, con rinvio alla Corte d’appello, la sentenza del procedimento di secondo grado, emessa l’anno prima, che era terminata con l’assoluzione di Lombardo dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e la condanna a due anni – pena sospesa – per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza. Una sentenza, quella di secondo grado, che a sua volta aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno all’associazione. Secondo i giudici d’appello di Catania, che avevano nel marzo 2017 avevano assolto Lombardo, come si legge nelle motivazioni, “il summit tra i vertici mafiosi e Raffale Lombardo nel giugno del 2003 a casa” dell’ex presidente della Regione “è un fatto assolutamente privo di riscontro probatorio” e “certamente errata la collocazione temporale assegnata dal Gup” visto che Carmelo Puglisi, che secondo le dichiarazioni del boss pentito Santo La Causa sarebbe stato presente, “nell’estate del 2003 era ancora detenuto”.
Lombardo venne condannato a due anni, pena sospesa, per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. Una sentenza che aveva riformato la decisione di primo grado, col rito abbreviato, di condanna a sei anni e otto mesi, emessa il 19 febbraio 2014 del Gup Marina Rizza. In una delle scorse udienze, rendendo dichiarazioni spontanee, davanti alla seconda sezione penale della Corte d’appello di Catania, presieduta da Rosa Anna Castagnola, l’ex Presidente della Regione siciliana, aveva ribadito con forza le azioni politiche intraprese che hanno “fortemente contrastato Cosa nostra”. “In questo processo il mendacio è clamoroso, è inquietante che alcuni testi siano ancora valorizzati dall’accusa. Perché questa accusa ha l’esigenza di valorizzare questi testimoni?”, dice con forza l’avvocata Maria Licata proseguendo la discussione nel processo d’appello. E cita alcuni collaboratori di giustizia, come Francesco Ercole Iacona. “E’ davvero preoccupante che possa essere stato usato in un processo una siffatta fonte dichiarativa”, dice Licata. Ma cosa aveva detto Francesco Ercole Iacona in aula? “Maurizio La Rosa mi disse che ad Agrigento potevamo appoggiare il presidente della Regione Raffaele Lombardo dando il voto a Enzo Cirignotta, candidato a Gela, e a suo cognato, tale Pepe o Pepi, non ricordo. Ciccio La Rocca lo teneva in mano sua, a Lombardo, lo “giostrava””. Per la difesa sono dichiarazioni “non veritiere”. E parla di prove dichiarative “inconsistenti”. Poi ricorda le elezioni a Presidente della Regione siciliana. “Nel gennaio 2008 Cuffaro si dimette e il 13 aprile 2008 si andrà al voto – spiega – all’interno del centrodestra si inizia a discutere delle candidature. Il 23 febbraio 2008 Lombardo diventa il candidato ufficiale della coalizione di centrodestra. L’apertura della campagna elettorale è del 24 febbraio 2008″. E dice: Voglio ricordare che secondo i sondaggi, come quello di Demopolis che ho recuperato, danno il centrodestra al 64 per cento. Dunque, non era una battaglia combattuta. L’esito della competizione elettorale era alquanto scontata. Un candidato che parte dal 64 per cento, secondo i sondaggi, avverte davvero l’esigenza di rivolgersi alla consorteria criminale per avere un aiuto? No”.
E ancora sul pentito-massone Tuzzolino: “Il signor Tuzzolino è un falsificatore, e in questo processo ha raccontato fatti disancorati sul piano storico. E’ stato smentito da tutti i testi in aula. Un soggetto incredibile, bipolare, che ha spedito la Dda di Agrigento persino a New York per cercare il latitante Messina Denaro. E gli inquirenti, che in un primo momento gli danno credito. Ero convinta che la Procura generale non facesse alcun riferimento a Tuzzolino, invece è accaduto. Ho fatto un salto sulla sedia quando ho letto le sue dichiarazioni”. “Auspico che la Procura generale si attivi per i danni commessi da Tuzzolino nei confronti dell’amministrazione giudiziaria”, dice la legale. Il collaboratore di giustizia ha dichiarato che massoneria e Cosa Nostra avrebbero sostenuto l’ex Presidente della Regione Siciliana. Per l’architetto agrigentino, Lombardo sarebbe stato “in contatto con esponenti della criminalità organizzata siciliana, dagli stiddari di Agrigento alla famiglia catanese di cosa nostra, passando per quella calatina”. Tuzzolino ha sostenuto inoltre che gli incontri avuti con Raffaele Lombardo sarebbero avvenuti quando lui era già insediato alla presidenza della Regione. Tuzzolino era stato smentito in aula da diversi testi, tra cui l’architetto Calogero Baldo, ex suocero di Tuzzolino, e l’ingegner Giovanni Romiti della Politecnica srl. Ma anche dall’ex segretaria generale della Regione siciliana Patrizia Monterosso.
La difesa concluderà le arringhe difensive nella prossima udienza, che si terrà il 17 maggio. Poi spazio alle repliche il 13 luglio e a metà settembre potrebbe essere emessa la sentenza. L’ennesima.