Un nome noto nella Capitale, sia negli ambienti ultra, che frequentava da anni, che in quelli legati all’attività di spaccio di stupefacenti.
Per tutti ‘Diabolik‘, il 53enne Fabrizio Piscitelli era infatti conosciuto per essere il capo degli Irriducibili della Lazio. La sua passione per i colori biancocelesti era infatti smodata, e lui c’era sempre. Ma, come dicevamo, Piscitelli ha avuto diverse disavventure con la legge. Diversi i procedimenti penali a suo carico, come la “tentata e reiterata estorsione aggravata“, proprio nei confronti del presidente della Lazio, Claudio Lotito, che nel 2015 gli costò una condanna. Latitante, nel 2013 fu infine arrestato dalla Gdf per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Tre anni dopo sempre i finanzieri gli confiscarono beni per circa due milioni di euro.
Dunque una vita ‘tumultuosa’ ed esposta ad ogni genere di fatalità. In serata si è così consumato l’ultimo atto della sua vita. Piscitelli è stato fulminato da un colpo di pistola che gli ha trapassato la tempia all’altezza dell’orecchio sinistra. Una vera e propria esecuzione, consumatasi in via Lemonia, di fronte al Parco degli Acquedotti, nella ‘sua’ Cinecittà.
Sul posto i sono immediatamente catapultati gli agenti del commissariato Tuscolano, ma ormai era troppo tardi. Chi ha premuto il grilletto sapeva benissimo come e quando agire, facendo meno clamore possibile. Nel team chiamato ad indagare, visti i precedenti, vi sono anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Una zona piuttosto calda quella del Tuscolano dove, da sempre, il giro delle sostanze stupefacenti danno vita a cruenti – e spesso drammatici – regolamenti di conti…
Paparelli: un amico, ci ha aiutato tanto
Vista la grande fede laziale di Diabolik, l’agenzia di stampa AdnKronos ha raggiunto telefonicamente Gabriele Paparelli (figlio di Vincenzo, ucciso da un razzo sparato in un derby nel 1979), che conosceva Piscitelli e ne condivideva la passione sportiva.
“Ho appreso la notizia poco fa, lo conoscevo personalmente e per me questa è veramente una brutta notizia. Sulle cause non posso parlare ma come amico, e per quanto ha sempre fatto per la mia famiglia, mi sento di esprimere la mia vicinanza ai suoi famigliari in questo drammatico momento. Spesso siamo stati a cena assieme, ma lo ricordo sopratutto perché ha voluto fortemente mettere la targa in ricordo di mio padre sotto la curva. Hanno raccolto qualcosa come 15mila firme in 48 ore e questo solo grazie a lui e alla sua voglia di imprimere sotto la curva il ricordo di papà”.
Max