“Ogni inasprimento sul terreno favorisce solo gli interessi di attori esterni, le cui agende differiscono dalle nostre e che non hanno a cuore le stesse nostre esigenze di sicurezza. E’ fondamentale cercare di mantenere il cessate il fuoco e riportare la crisi libica su un binario politico. Una Libia sovrana, unita e in pace resta la priorità assoluta per l’Italia e per il governo italiano, per la nostra sicurezza nazionale e per la stabilità dell’intera regione euro-mediterranea”.
Nel corso dell’informativa presso il Senato, il nostro ministro degli Esteri prova a recuperare il tempo perduto, rilanciando il tema libico non prima però di aver rinverdito l’atavico ‘refrain’ che da decenni risuona in ogni occasione – seppur a scopo di pace – di intervento militare: “l’Italia non intende intervenire militarmente nel conflitto e continua ad aderire con rigore all’embargo sulle armi“.
Come spiega Di Maio, “L’ulteriore aggravarsi di questa crisi potrebbe comportare ulteriori rischi in termini di minaccia terroristica e immigrazione illegale, prospettive che stiamo scongiurando con ogni sforzo”, inoltre, prosegue, “la contrapposizione in Libia è aggravata dalle interferenze di attori internazionali e regionali esterni, a sostegno dell’una o dell’altra parte. Da conflitto interno la crisi libica si è trasformata in guerra per procura. In questo contesto – osserva il titolare della farnesina – si collocano i due accordi tra Libia e Turchia in materia di delimitazione marittima e sicurezza e la decisione del Parlamento turco di autorizzare l’invio di propri militari. Iniziative che abbiamo denunciato per gli effetti negativi che hanno avuto su uno scenario già fortemente polarizzato. Al contempo, abbiamo stigmatizzato tutte le forme di ingerenza esterna nel Paese“.
Di Maio ha poi evidenziato come, “L’instabilità diffusa nell’area del Medio Oriente allargato, tocca da vicino gli interessi nazionali italiani. In primis l’interesse per la nostra sicurezza, prima di tutto per scenari che a volte si collocano a poche centinaia di chilometri da noi”. Dunque, ha precisato, “Quanto più l’Italia sarà unita e compatta di fronte a queste sfide, tanto più riuscirà a mettere in campo un’efficace capacità di iniziativa politica e il nostro Paese ribadirà sempre, con forza, che l’unica risposta a questa instabilità è – e deve rimanere – politica. Nel Mediterraneo non esistono scorciatoie militari“. Anche perché, in Libia, “la contrapposizione è aggravata dalle interferenze di attori internazionali e regionali esterni, a sostegno dell’una o dell’altra parte. Da conflitto interno – ha aggiunto – la crisi libica si è trasformata in guerra per procura”. Poi il ministro ha tenuto a sottolineare i nostri sforzi per vincere la crisi libica, e quindi “tutti hanno riconosciuto il ruolo fondamentale dell’Italia a sostegno di una soluzione politica, e per facilitare la realizzazione della Conferenza di Berlino”. Poi una sorta di ‘avviso’: “L’Italia è stata e sarà presente in tutti i formati in cui verranno assunte decisioni relative allo scenario libico”.
Altro tema ugualmente scottante, quello relativo alle tensioni che contrappongono Iran e Stati Uniti: “Dobbiamo ora lavorare per facilitare il dialogo fra Washington e Teheran – ha affermato Di Maio – E’ un proposito ambizioso, ma indispensabile. Cogliamo con interesse la dichiarata volontà americana e iraniana di avviare un percorso che eviti un’escalation e permetta una graduale apertura di canali d’interlocuzione. All’Iran e agli Stati Uniti chiediamo un impegno senza precondizioni e orientato al compromesso“.
Quindi il ministro ha analizzato il ruolo del nostro Paese in un momento di grandissima tensione, originato “dall’uccisione, presso l’aeroporto di Baghdad, del Generale iraniano Soleimanì e, il grave attacco iraniano a due basi irachene che ospitano militari della Coalizione anti-Daesh dell’8 gennaio, l’Italia ha privilegiato quattro direttrici d’azione”, come: “favorire il dialogo, tutelare i soldati su terreno, sostenere il contrasto a Daesh e confermare la piena attuazione all’intesa sul nucleare Jcpoa- lavorando a livello di Ue, Coalizione anti Daesh e bilaterale. Per questo, ha spiegato il ministro, “abbiamo poi proceduto a mirati contatti bilaterali”.
Per quanto riguarda invece l’Iraq, Di Maio ha annunciato che “nei prossimi giorni” il presidente iracheno Salih sarà in vista in Italia. In Iraq è fondamentale proseguire con le misure di lotta allo Stato Islamico, riuscendo nello stesso tempo a tutelare – per quanto possibile – l’incolumità dei nostri soldati: “Riteniamo che, nel rispetto della sovranità irachena e a fronte di adeguate garanzie di sicurezza, è opportuno che l’impegno contro il terrorismo possa continuare” ha proseguito, ricordando “l’attenta verifica delle condizioni di sicurezza per i nostri militari impegnati in Iraq nel quadro della Coalizione anti-Daesh, ma anche della missione europea e della missione NATO”. Un ruolo quello italiano, ha poi tenuto a sottolineare Di Maio, “che il Governo considera prioritario garantire la loro incolumità”. Tutto ciò è “essenziale, nel cammino di rinnovamento della Coalizione, sarà la plenaria a livello ministeriale, che l’Italia ospiterà in primavera”.
Max