Quando si parla di migrazione il sentore popolare valica sempre complicati e complessi sentieri di sensibilità, suscettibilità, rabbia e in alcuni casi anche sprizzante ironia. In questi giorni, o per meglio dire, settimane, nelle quali evidentemente la migrazione sempre più rappresenta una chiave di volta operativa e strategica del nuovo governo di matrice gialloverde al fine di poter essere valutato e analizzato a pieno regime, ritornano al centro della questione e dei dibattiti le parole di Di Maio che, forse, sul tema Marcinelle e sulle riflessioni che ne sono conseguite, prova a pensare che potrebbe essere positiva una presa di posizione equilibratrice. E lo fa con una dichiarazione che non è stata presa con eccessivo entusiasmo da buona parte della critica politica e popolare.
“È la prova che è meglio emigrare”, dice il vicepremier.
Tanti comunque i temi affrontati in queste ore dal ministro Di Maio. I vincoli di budget devono essere modificati, lIVA non aumenta, Foa non è buono per le feste perché non è un pareggio. Parla apertamente Luigi Di Maio, alla fine del consiglio dei ministri ieri a tarda sera. E scaglia anche una frase sulla tragedia di Marcinelle, oggetto di un furibondo attacco della Lega al ministro degli Esteri Moavero.
“La riflessione che Marcinelle mi dà è che non dobbiamo iniziare, non dobbiamo emigrare e dobbiamo lavorare per fermare lemigrazione dei nostri giovani”. Un modo per liberarsi dallimbarazzo ed evitare di schierarsi nello scontro tra il proprietario della Farnesina – che aveva detto “ricorda che eravamo anche migranti” – e la Lega che si pone (“tra i nostri emigranti e lattuale confronto illegale degli immigranti offensivi” )?. Chissà. Certamente la dichiarazione non passa inosservata. E sui social network cè un picco di commenti. Su Twitter – con lhashtag #dimaio o #marcinelle – ci sono soprattutto quelli che sono ironia ma anche quelli che sono indignati. Molti osservano che le parole di Di Maio dimostrano la necessità di lasciare lItalia.