Continua la missione del vice-premier Di Maio e del suo governo di arginare il fenomeno dei favoritismi allinterno della Rai. Spiega il ministro dello sviluppo economico, alluscita dal suo Ministero, che la Rete Audiovisiva Italiana deve tornare a svolgere il primario incarico di industria culturale del Paese che, secondo lui, ormai ha perso da tempo. E per farlo Di Maio annuncia che saranno nominate persone che saranno completamente slegate dalla politica, ma non si espresso sul fatto se saranno esterne o interne alla Rai. I nuovi dirigenti che si occuperanno della televisione pubblica dovranno avere capacità e competenze manageriali, che sappiano spendere bene i soldi del canone degli italiani reinvestendoli in prodotti di alta qualità. Il vice-premier annuncia che metterà un taglio alle esternalizzazioni, cercando invece di internare i servizi predisposti e ri-valorizzare le migliaia di indipendenti che ci lavorano. Forse il danno più grande che è stato inflitto dai precedenti governi è che molte decisioni aziendali siano avvenute al di fuori della Rai e chi ci ha rimesso, più dei lavoratori, sono stai i telespettatori che, pagando il canone, non hanno ottenuto come riscontro un servizio pubblico di qualità, degno di questo nome.