(Adnkronos) – La dermatite atopica è una malattia cronica della pelle che colpisce a tutte le età, anche se l’insorgenza e l’incidenza sono maggiori nei primi anni di vita. Interessa infatti il 20-30% dei bambini (circa 1 milione in Italia) ed è presente in età adulta nel 3% della popolazione (circa 1,5 milioni di adulti). In due terzi dei casi, infatti, la malattia tende a placarsi con l’arrivo della pubertà e con il conseguente aumento della produzione di sebo. Si tratta di una patologia non contagiosa su base genetica, causata da diversi fattori, primo fra tutti un’insufficiente produzione di alcuni lipidi o un’alterazione a carico di una proteina chiamata filaggrina, la quale causa un’eccessiva secchezza della pelle. Come molte patologie della pelle, la dermatite atopica ha un forte impatto psicologico, per i disagi che comporta, su chi ne soffre e sulla sua famiglia.
Le cause della dermatite atopica vengono spesso anche ricondotte al clima rigido della stagione invernale, associato alla secchezza dell’aria delle case con riscaldamento; la stagione estiva, invece, viene percepita come un periodo libero alla malattia. “E’ infatti credenza diffusa che l’esposizione solare, soprattutto per i bambini atopici, sia benefica – spiega Federica Osti, dermatologa – Se è vero che i raggi Uvb hanno un’azione antinfiammatoria che potrebbe migliorare lo stato della pelle affetta da dermatite atopica, è altrettanto vero che la pelle con una barriera cutanea fragile, esposta al sole, al vento, all’acqua del mare, a contatto con sudore e sabbia, può reagire con manifestazioni che ne peggiorano lo stato complessivo, portando ad un peggioramento del rossore, del prurito e delle altre manifestazioni. Caratteristica della dermatite atopica, tuttavia, è uno stato di infiammazione quasi costante, anche quando la pelle non mostra segni visibili di sofferenza. La pelle con dermatite atopica, infatti, presenta una barriera cutanea fragile e agenti esterni: per esempio il cloro presente nelle piscine come disinfettante, o la salsedine nel mare, possono peggiorare la situazione. Con la stagione estiva non va sottovalutato il sudore, costituito per la massima parte da acqua, che priva di ulteriore idratazione il corpo e la pelle del bambino”.
Anche d’estate, dunque, “la dermatite atopica va trattata per scongiurare manifestazioni cutanee, a fronte di un apparente miglioramento temporaneo – evidenzia l’esperta – Uno degli ostacoli spesso incontrati da chi soffre di dermatite atopica è la formulazione dei preparati consigliati dagli specialisti, che spesso risulta inadatta alla calura estiva. Via libera, dunque, a prodotti dalla texture più leggera. In estate, la consistenza dei trattamenti per la dermatite atopica deve andare incontro all’esigenza di avere prodotti facilmente spalmabili come gel, facili da stendere/spalmare, che rinfrescano e idratano la pelle senza lasciare tracce”.
Queste formulazioni, conosciute come Skin Barrier Therapy*, come Atoderm Intensive gel-crème – si legge in una nota – limitano anche l’adesione del batterio Staphylococcus aureus i cui livelli sono associati alla gravità della malattia, mentre la vitamina PP, ingrediente biomimetico, stimola la produzione dei lipidi e rinforza la barriera cutanea. Come sottolineato nel podcast su Spotify ‘La voce della pelle’, lanciato a fine marzo da Bioderma, brand del gruppo Naos, dedicato principalmente alle madri di bambini con dermatite atopica con lo scopo di dar loro sostegno, il farmacista può rivelarsi una figura essenziale che può supportate l’utente nell’acquisto di un prodotto e nella sua applicazione, sia questo un farmaco o un dermocosmetico. Quest’ultimo, in particolare, è fondamentale nella cura di alcune patologie cutanee, ma in particolare della dermatite atopica. I farmaci, infatti, non agiscono direttamente sull’alterazione lipidica della barriera cutanea, al contrario dei prodotti topici.
La campagna informativa prende in esame la dermatite atopica da diversi punti di vista: non solo quello del dermatologo, ma anche dello psicologo con il coinvolgimento di Alessia Romanazzi e di Valeria Locati, del farmacista e social media coach Chiara Sertorelli, del cosmetologo con Giovanni Tafuro e infine del biologo nutrizionista, con Marco Mereu. Si aggiunge alla lista di esperti anche Silvia Rossi, autrice radiofonica e scrittrice, nei panni di tre tipologie di madri di bambini con dermatite atopica che visitano regolarmente l’ambulatorio del dermatologo.
Non va infine dimenticato che la dermatite atopica rientra nelle cosiddette ‘malattie psicosomatiche’, nel senso che i fattori psicologici possono contribuire ad acuire il disturbo. Ma non solo: questa malattia può avere un forte impatto anche sulla vita di una famiglia. Ai sintomi fastidiosi, come il prurito, la secchezza e la pelle arrossata che causano disagio nel bambino, si possono aggiungere frustrazione e senso di inadeguatezza nelle madri. Come altre malattie della pelle, la dermatite atopica può impattare le relazioni interpersonali. Proprio per questo è necessario prendersi cura della pelle atopica anche quando rossore ed eritemi sembrano essersi mitigati e lasciare da parte false credenze e falsi miti.
“Con lo sviluppo di una formulazione dalla texture più leggera – afferma Filippo Immè, General Manager del gruppo Naos – abbiamo voluto andare incontro ai bisogni di chi soffre di disturbi come la dermatite atopica ed esprimere la vicinanza di Naos alle persone con atopia nel periodo dell’anno in cui la pelle è in primo piano e il suo benessere è importante per il confort della persona e delle sue relazioni”. “Per questo è ancora disponibile su Spotify la campagna ‘La voce della pelle’, progetto attraverso il quale abbiamo voluto dare supporto alle madri e a tutti coloro che hanno a che fare con questa malattia”, conclude.