Vincere un derby è sempre una emozione inimmaginabile, unica e ricca di connotazioni che spesso vanno anche al di là della pur significativa ma, per certi versi, parziale, visione meramente calcistica. Entrano in ballo, si sa, significati di territoriali, sfottò, rivalità cittadine, antagonismi da quartiere e da bandiere, e anche derby nel derby, magari tra familiari, amici, colleghi di lavoro. Se poi il derby viene vinto allultimo minuto di gioco, anzi, nel pieno recupero, il godimento di chi trionfa è ancor più alto, sublime, elettrizzante. Al contrario, per chi perde, il dolore è squarciante, ingiusto, inaccettabile. Il cuore palpita da ambo i lati, con battiti accelerati: lincredulità è speculare, come quella della moneta. Da una parte testa, dallaltra croce. La delizia, poi, è di chi fa gol. Come Maurito Icardi, la stella nerazzurra che ha timbrato forse il cartellino del gol più importante della sua carriera in maglia interista, almeno finora, andando a realizzare il gol della vittoria nel derby per la sua Inter contro il Milan, nella stracittadina della madonnina che forse ormai tutti davano per scontata in un finale da pareggio, a zero a zero, con reti inviolate e posta in palio smezzata senza accontentare né scontentare nessuno.
Invece no, ci ha pensato lui, il centravanti e capitano dellInter. Succede in pratica come un anno fa, quando Icardi piegò il Milan e beffò i rossoneri. Finisce come andò per lultimo derby di Vincenzo Montella, con la differenza che, rispetto a questa occasione, in quel caso Icardi realizzò addirittura tre reti, anche se come questanno quella decisiva arrivò proprio sul gong, come questanno, al 90. In realtà, per la precisione, in questa stracittadina si era leggermente oltre, al 92: ma fa poca differenza. Labitudinario Icardi, il matador del Milan, ha stroncato sul più bello le speranze di un pari indolore per il Milan che pur mostrandosi compatto, ordinato e coeso, non è sembrato del tutto ancora pronto per dominare la gara: lInter, complessivamente, è parsa più in giornata, leggermente più avanti rispetto al Milan nel percorso di crescita. I rossoneri hanno puntato molto sullequilibrio, sul contenere, sullassetto difensivo ma andando alla fine a impensierire poco la retroguardia nerazzurra. Molto solo Higuain al centro dellattacco, spesso anche costretto a ripiegamenti difensivi, anche quando lingresso di Cutrone sembrava poter dare più verve.
LInter, di contro, sembra ottenere il massimo al fotofinish ma anche un risultato pieno che, a stringere il cerchio, pare più giusto, semmai nel calcio esistesse una sorta di giustizia oggettiva, rispetto al numero di palle gol che la squadra di Spalletti ha prodotto. Dunque, alla fine, dopo aver sfiorato il successo nei due precedenti confronti (una sconfitta e un pareggio), lex tecnico della Roma arriva alla rivincita su Rino Gattuso, che di contro è uscito dal match molto arrabbiato con le sue punte.
Nella partita interna tra centravanti, Icardi vince il duello con Higuain, mentre a livello di ali di attacco Politano sciorina una prestazione superiore a quella di Calhanoglu. Al contrario, Suso ha dovuto sacrificarsi spesso sulla fase difensiva. Nel Milan molto bene Romagnoli, perfettto per tutta la partita, tranne per la pecca finale, quando ha lasciato Icardi a Musacchio nelloccasione del gol. Complice la grave incertezza in uscita di Donnarumma sul cross di Vecino, la frittata è stata compiuta. Proprio sul gong, proprio sul più bello (o più brutto, che dir si voglia), come un finale al cardiopalma che è forse, per gli spettatori neutrali, il miglior epilogo per un derby.