“Il cotto di Amatrice per il pavimento esterno. L’ho scelto e l’ho lasciato com’era nei soffitti delle case distrutte nel 2016 da quel terribile terremoto. Per me sono un monumento nel senso letterale del termine, un ricordo, un omaggio alle vittime e alle loro famiglie, e un monito per il futuro a non occuparsi di questi problemi quando avvengono, ma prima, con la prevenzione che in Italia è ancora troppo indietro”. Lo scrive su Instagram Paolo Del Debbio, postando un video con le immagini del pavimento in questione.
Il video ha suscitato la protesta del Comitato ‘Illica vive’ che esprime “profondo dolore e sconcerto per il video del giornalista Paolo Del Debbio durante il quale il conduttore ha mostrato le mattonelle con cui ha pavimentato il giardino della casa in campagna, a Lucca, provenienti dal sottotetto di una casa di Amatrice. Pensando di commemorare le vittime del terremoto e rilanciare l’economia, ha spiegato di aver accettato di buon grado la proposta del suo fornitore” che “non sappiamo come sia riuscito a recuperare quel materiale il cui recupero è stato negato ai proprietari delle prime e seconde case”. La struttura commissariale che fa capo a Giovanni Legnini, nel frattempo, interpellata dall’Adnkronos, non commenta la vicenda specifica, di cui pure è stata messa a conoscenza, ma ricorda che le fasi di demolizione e smaltimento delle macerie competono alle regioni, ognuna delle quali segue procedure proprie.
“Come comitato Illica Vive -scrivono la fondatrice del comitato e l’animatrice della pagina Fb sul cratere di Accumoli e Amatrice, Sabrina Fantauzzi e Trijji Pan- abbiamo denunciato sin da settembre del 2016, e l’ultima volta appena tre mesi fa con denunce uscite sui giornali, la necessità di recuperare pietre, conci, portali, mattonelle. Avevamo chiesto alle autorità controlli per evitare sciacallaggi e furti di materiale edile proprio per evitare che si sviluppasse questo genere di ‘mercato'”.
“Siamo stati sopraffatti dal dolore e dalla rabbia nel vedere Paolo Del Debbio mostrare la bellezza di quelle mattonelle noncurante della legittimità della loro origine. Ci sentiamo presi in giro da tutti. Non siamo cittadini di serie a ma neppure di serie b. Per lo Stato non esistiamo proprio salvo ricordarsi di noi il 24 agosto di ogni anno. Chiediamo al commissario Legnini risposte certe, alla magistratura di aprire un’indagine sul traffico fiorente del materiale edile proveniente dal cratere. Chiediamo informazione e trasparenza sullo stoccaggio del materiale. Chiediamo -concludono- che chiunque sia sollecitato a comprare questo materiale lo rifiuti in quanto facente parte di beni indisponibili perché appartenenti alla comunità martoriata dal terremoto”.
Finora, nel complesso degli interventi post-terremoto, secondo quanto l’Adnkronos ha potuto riscontrare da fonti della struttura commissariale, che ha funzioni solo ‘di cassa’ e non operative, sono 2 milioni e mezzo le tonnellate di macerie smaltite (di cui 1,5 nel Lazio), operazioni per cui sono stati spesi finora 83 milioni di euro, 66 dei quali negli ultimi sei mesi, da quando, cioè, la gestione finanziaria è stata ‘ereditata’ dalla Protezione civile.
“Ho acquistato il materiale di Amatrice con regolare fattura, in totale buona fede, convinto della legittima provenienza dei mattoni, e con un desiderio di vicinanza nei confronti di chi è stato vittima del sisma. Naturalmente, se, invece, c’è da qualcosa da restituire, sono prontissimo a farlo”. Lo dice all’Adnkronos il giornalista e conduttore televisivo Paolo Del Debbio.
“Ho anche pensato -prosegue- che fosse una cosa positiva che questi mattoncini potessero essere riutilizzati anziché finire dispersi o distrutti. In particolare, li ho utilizzati per una piccola parte del giardino, circa 90 metri quadri, per una spesa, ripeto, regolarmente fatturata, di qualche migliaio di euro. D’altronde, mi scusi: è vero che noi giornalisti non è detto che abbiamo un’intelligenza superiore alla media, ma se avessi avuto qualche dubbio sulla legittimità dell’acquisto e dell’impiego, l’avrei addirittura postato su Instagram? Non credo di essere così tonto…”, conclude