(dall’inviata Elvira Terranova)- Lo scontro tra la Procura e la famiglia di Viviana Parisi si consuma nell’aula C del piccolo Tribunale di Patti (Messina). Da un lato, i legali di Daniele Mondello, il marito della deejay di 41 anni trovata morta nell’agosto del 2020 con il figlio Gioele di 4 anni nei boschi di Caronia, dall’altro i pm Federica Urban e Alessandro Lia che ribadiscono davanti al gip Eugenio Aliquò la richiesta di archiviazione. Assente il Procuratore Angelo Vittorio Cavallo, che preferisce restare nel suo ufficio. Ma che dopo avere letto la richiesta di opposizione dei legali di Mondello non nasconde la sua amarezza. E all’Adnkronos dice: “Abbiamo letto con molta attenzione tutte le argomentazioni contenute nella prima opposizione alla Richiesta di archiviazione e nella successiva integrazione. A parte l’inesattezza e la non corrispondenza di molti dati riportati nelle due opposizioni della difesa, non esiste una ricostruzione alternativa che risponda a un minimo di logica e coerenza e ritengo le argomentazioni esposte dai loro difensori e consulenti semplicemente grottesche”. Parole come macigni in una guerra sotterranea che va avanti da un anno e mezzo. “Siamo ancora più convinti di quello che abbiamo già scritto nelle 500 pagine della richiesta di archiviazione e attendiamo adesso la decisione del gip”, aggiunge Cavallo. L’udienza preliminare dura poco meno di due ore. Adesso si attende la decisione del gip Aliquò che si è riservato. La decisione è attesa per la prossima settimana. Nel corso dell’udienza di oggi non sono mancate le scintille tra la Procura e i legali della famiglia.
La famiglia di Viviana Parisi chiede, ad esempio, che “vengano accertate” eventuali responsabilità “della Polizia” che il giorno della sparizione della donna con il figlio, il 3 agosto 2020, avrebbe “impedito” a Daniele Mondello, il marito della donna, “cercare la moglie”. Lo hanno ribadito, come apprende l’Adnkronos, i legali della famiglia, gli avvocati Pietro Venuti e Claudio Mondello, nel corso dell’udienza preliminare di questa mattina davanti al gip Eugenio Aliquò. “Si accerti se, per l’ipotesi di sparizione di un minore, le autorità possano impedire ai genitori del suddetto di operare, nella immediatezza, le dovute ricerche del caso”, scrivono i legali nella memoria integrativa depositata il 16 ottobre scorso. “In relazione ad ulteriori responsabilità emerse – dicono – in ambito istituzionale si rappresenta che Daniele, nell’immediatezza dei fatti, piuttosto che essere lasciato libero di cercare i propri cari, venga trattenuto in caserma fino alle 23.30 e in via successiva accompagnato nella propria casa di Venetico al fine di esperire indagini all’interno dell’abitazione di Mondello medesimo”. “In caso di incendio è o non è logico che prima si spenga il fuoco e poi se ne accertino le cause?”, dicono i legali. Daniele Mondello, “una volta rimesso in libera autodeterminazione, si recava in via immediata sui luoghi di Sant’Agata di Militello per cercare i propri cari, di concerto al proprio padre, fino alle 4 del mattino del 4 agosto 2020”.
Non solo. Secondo la famiglia le dichiarazioni rese dai testimoni dell’incidente in galleria di Viviana Parisi, ma anche dei due operai in galleria, “sono inutilizzabili” perché “andavano ascoltati in qualità di indagati”. Inoltre, i legali hanno ribadito che i due operai del furgoncino che ha avuto l’incidente con la donna, “non hanno fatto l’alcol test”. Una circostanza smentita dalla Procura che ha fatto presente che “risulta che la Polizia stradale subito dopo il sinistro aveva effettuato l’esame denominato precursore-alcolblow, ossia l’esame che, come prevede il codice della strada, è preliminare e prodromico all’alcoltest. Che è risultato negativo”. E ancora: i legali hanno anche detto che dall’esame dei droni dei Vigili del fuoco “non si vede il bambino”, “questo significa che il bambino è stato portato dopo da qualcuno” nel luogo in cui poi è stato ritrovato il 19 agosto. Ma i resti del bambino erano nascosti dietro alberi e cespugli, tanto è vero che per liberare il corpicino era stato necessario l’intervento della forestale con numerosi decespugliatori.
Infine è stato anche chiesto che venissero accertate “le responsabilità dei Vigili del fuoco”, “che il 4 agosto hanno ripreso il corpo della donna con il drone senza accorgersene”. La Procura, con i pm Urban e Lia, ha ribattuto ai rilievi della famiglia. Adesso si attende la decisione del gip Eugenio Aliquò. Si attende anche la decisione del gip sull’esame in 3D sul corpo della donna, che si trova anche in obitorio.
Intanto, il corpo di Viviana Parisi e del figlio Gioele di 4 anni, a distanza di un anno e mezzo dal ritrovamento dei due corpi, è ancora nell’obitorio del Policlinico di Messina. Nonostante il dissequestro dei cadaveri deciso dalla Procura di Patti (Messina) che ha coordinato l’indagine. A spiegare all’Adnkronos il perché della presenza dei due corpi ancora in obitorio è l’avvocato Pietro Venuti, il legale di famiglia. “Stiamo aspettando di fare delle analisi in 3D sui due corpi – spiega -ma il gip Eugenio Aliquò si è riservato sulla decisione, nel momento in cui viene dissequestrato il corpo non è possibile fare questo tipo di analisi. Ecco perché è ancora in obitorio. E’ lo stesso avvocato a spiegare ancora, all’uscita del Tribunale, che “nel corso dell’udienza preliminare abbiamo evidenziato una serie di condotte a nostro avviso omissive che ci sono state, da parte di soggetti che hanno interloquito con Viviana, e comunque anche sulle modalità di ricerca di Viviana e del suo bambino”.
“Ci siamo anche orientati per un approfondimento attraverso una apparecchiatura molto più tecnica, per evidenziare delle lesività che, secondo il tipo di indagine che hanno fatto in questo momento, non è stata ravvisata. E comunque riteniamo che l’ipotesi che è sempre stata seguita dalla Procura dell’omicidio-suicidio sia assurda e lo abbiamo spiegato nell’atto di opposizione. Credo che sia un atto doveroso verso una mamma e il suo bambino”, dice ancora l’avvocato Venuti. Parlando poi dei testimoni che erano nella galleria sull’autostrada Messina-Palermo in cui è avvenuto l’incidente della donna prima della sua sparizione, l’avvocato Venuti: “Ci sono molte incongruenze anche nelle testimonianze – dice il legale -anche coloro che vedono Viviana uscire dalla galleria non si fermano neppure per aspettare l’intervento delle forze dell’ordine ma vanno via e non si sa per quale ragione. Un altro aspetto riguarda le misure di sicurezza. Non è concepibile che da una galleria una persona possa sparire nelle campagne in pochi minuti. Se ci fossero stati strumenti di sicurezza ne’ animali ne’ persone potevano transitare. Né dentro né fuori. Questo è uno dei tanti elementi”. E poi l’avvocato punta anche sulle “modalità di individuazione dei Vigili del fuoco” che “già il 4 agosto 2020 avevano già evidenziato con il drone ma queste informazioni sono state date il 19 agosto dalla consulente della Procura e non dai vigili del fuoco, quindi ci sono stati notevoli ritardi”, denuncia.
Ma la Procura resta ferma sulle sue posizioni. Secondo i pm la donna”si è uccisa lanciandosi dal traliccio” ai piedi del quale è stata trovata senza vita. E, con ogni probabilità, prima di uccidersi avrebbe strangolato il figlio Gioele di 4 anni, poi ritrovato nel bosco il 19 agosto. Dunque, nessun duplice omicidio. Ecco perché la Procura di Patti (Messina) ha chiesto al gip l’archiviazione. “Nessun estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto”, come dice la Procura di Patti. E ancora: “Tutte le indagini tecniche svolte hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro ed innegabile intento suicidario”, spiega Cavallo. La Procura esclude anche “la presenza di lesioni” sia prima della morte che post mortem “causate da animali” sulcopro di Viviana. Ed esclude, inoltre, “lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi”.
Dalle intercettazioni emerge che i familiari sapevano dei problemi psicologici della donna. “Lei era malata, diceva sempre che mi sarebbe successo qualcosa a me e al bambino. A me e al bambino. Aveva sempre queste paure allucinanti, delle paure pazzesche”, diceva Daniele nelle intercettazioni visionate dall’Adnkronos. E aggiungeva: “Secondo me gli è scoppiato il cuore… – dice senza sapere di essere intercettato – gli è venuto un attacco cardiaco… troppo caldo, troppo…”. L’amico, Tonino, gli diceva: “Sì, ma c’è qualcosa che non va, secondo me, dico…”. E Daniele: “Sì, perché non si trova il bambino, quella è una cosa strana”. E aggiunge: “Mi stanno massacrando, per quello che mi dicono… io non leggo niente”. E l’amico: “Tipo che la colpa è tua. Ma che cazzo…”. Il marito della donna replicava: “Che cattiveria. Ma che ne sanno le persone di quello che ho passato io”. “Non si è voluta fare aiutare, io ho fatto il possibile, ma…”. Quando l’amico gli prospettava l’ipotesi che qualcuno possa avere preso il bambino, che poi verrà ritrovato solo il 19 agosto, Daniele diceva: “A me sembra difficile, perché lei era malata, capito? Aveva questo problema qua, di persecuzione, hai capito? Si spaventava che…”. “Le è venuto qualche attacco cardiaco e il bambino è rimasto là solo come un cane”. Adesso tocca al gip Eugenio Aliquò mettere la parola fine su questa vicenda. Il giudice potrebbe accogliere la richiesta del Procuratore Cavallo e archiviare l’indagine, oppure potrebbe ordinare nuove indagini.