DECRETO SBLOCCA ITALIA TRA INTERESSI PRIVATI E BENE COMUNE di Alessandra Benassi

 

Una camicia di forza fatta di cemento, l’Italia decide di indossarla con la nuova legge

approvata il 05 novembre a palazzo Madama, Sblocca Italia. Testo sull’edilizia, fisco e

cantieri, approvato per spogliare l’Italia dai vincoli burocratici.

Le emergenze dovute ai cambiamenti climatici, al dissesto idrogeologio e al fenomeno

dell’inquinamento sembrano fare un passo indietro rispetto alle finalità di petrolieri,

costruttori e industriali. Viene da chiedersi se ancora una volta non ci troviamo in presenza

di un conflitto tra bene comune e interesse di pochi.

Il decreto tende a dare massima libertà alla speculazione sulle risorse comuni come :

petrolio, territorio e l’aria che respiriamo. Prevedendo la costruzione dell’autostrada

Orte-Mestre che minaccia l’integrità di zone protette come il Delta del Po e le paludi

di Comacchio, la cementificazione libera a piacimento dei privati, l’ incenerimento dei

rifiuti, il lascia passare alle trivellazioni in cerca dell’oro nero e moltissime altre operazioni

che risultano essere in antitesi con il diritto alla salute degli uomini e allo stesso tempo

dell’ambiente.

Ritorna attuale l’idea di società del rischio del sociologo Ulrich Beck, nella quale si parla di

una società che fuggita dallo status di scarsità attraverso il processo di modernizzazione ,

immette nell’attuale realtà insicurezza , pericolo e dunque compromissione delle risorse

certe di un tempo, il nostro patrimonio naturale, paesaggistico e vitale.

Associazioni e attivisti ambientali come il WWF e Greenpeace ritengano che sia necessaria la

mobilitazione del paese, “La ricerca di nuove fonti fossili contrasta col fatto che le disponibilità

energetiche del Paese sono già esuberanti, che non si profila un nuovo grande aumento di

richieste e che le nuove tecniche di ricerca mineraria comportano inaccettabili costi ambientali”

queste sono le parole del presidente del WWF Italia Franco Pratesi.