Decreto Pillon tra critiche e polemiche, Cismai “Toglie diritti ai figli

Continuano a sorgere polemiche e discussioni attorno al decreto legge Pillon, che prende il nome dallo stesso senatore leghista che lo ha presentato. Il ddl numero 735 sarebbe incentrato sulle questioni relative  all’affido condiviso nei casi di separazione e divorzio e prevede la cosiddetta “bigenitorialità perfetta”: come dovrebbe prevedere il decreto, il mantenimento dei figli, il loro affido, e di conseguenza i costi e il tempo passato con loro, devono essere equamente divisi tra padre e madre.?Dopo l’insurrezione del Pd e delle diverse associazioni di diritti civili, è intervenuto anche il Coordinamento italiano per i servizi maltrattamento all’infanzia (Cismai) che ha espresso “viva preoccupazione” per il Ddl 735, “fortemente orientato a tutelare gli interessi degli adulti a discapito di quelli dei bambini”. È in primis la presidente del Cismai, Gloria Soavi, a segnalare i problemi presenti in alcuni punti del testo di legge: “I genitori di prole minorenni che vogliano separarsi devono, a pena di improcedibilità, iniziare un percorso di mediazione familiare”. Il Cismai riconosce la totale inapplicabilità della mediazione nei casi di alta conflittualità tra le parti e nei casi di violenza domestica. Tra l’altro, l’Espresso ha segnalato come lo stesso senatore sia un mediatore familiare e il suo ddl preveda proprio la creazione presso il ministero della Giustizia di un apposito albo dei mediatori e punti a rendere obbligatorio il ricorso alla mediazione in caso di separazione e divorzio.?Il Cismai segnala ancora come, all’articolo 11, si preveda “il diritto del figlio di trascorrere con i genitori tempi paritetici o equipollenti in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti”. Scrive Soavi: “La divisione a metà del tempo e la doppia residenza dei figli ledono fortemente il diritto dei minori alla stabilità, alla continuità e alla protezione, per quanto possibile, dalle scissioni e dalle lacerazioni che inevitabilmente le separazioni portano nella vita delle famiglie. Questo articolo teorizza la possibilità applicativa della divisione a metà di un figlio, ma questo significa considerare i minori alla stregua di beni materiali. Appare molto grave che a teorizzare questa divisione sia proprio lo Stato che dovrebbe essere, invece, il primo garante della protezione dei bambini”. All’articolo 17 si fa riferimento alle situazioni in cui il figlio manifesta il rifiuto di vedere un genitore e si prevedono in ogni caso sanzioni all’altro genitore. “Pur sapendo che situazioni di manipolazione dei minori da parte di un genitore esistono, appare altamente lesivo dei diritti del minore supporre che il suo rifiuto di incontrare un genitore sia comunque da imputare al condizionamento dell’altro. Il minore ha il diritto di rifiutarsi di mantenere un rapporto con un genitore che sia in vario modo inadeguato o lo abbia esposto a situazioni di violenza domestica”.?Della questione si è parlato oggi in Senato, dove si è incontrato per la prima volta l’intergruppo parlamentare (con eletti di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Idea Noi per l’Italia e Movimento Cinque Stelle). Massimo Gandolfini, leader del Family Day, dice: “Negli incontri che vanno avanti da mesi, animati anche dal Family Day, abbiamo potuto rilevare che molti parlamentari di quasi tutti i partiti sono sensibili a questi argomenti e vogliono difendere e promuovere le istanze più profonde dell’antropologia umana, per il benessere dei bambini e della famiglia”.