Nel merito dell’ormai annosa diatriba relativa ai conti pubblici italiani ritorna a prendere parola il ministro dell’Economia Tria e lo fa con parole che trasudano un certo qual grado di proverbiale ottimismo e fiducia. “Non vedo ostacoli per un accordo con la Ue“, dice Tria.
E intanto, mentre la Commissione continua a documentarsi sul caso-Italia, il Tesoro si conferma all’opera per mettere in fila il maggior numero di risorse per contenere il deficit/Pil al 2,1%
Tria ha fiducia nei conti e crede in un accordo con Bruxelles
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria si è dunque detto fiducioso in relazione al fatto che l’Italia sarà in grado di trovare un accordo con la Commissione Ue per scongiurare i rischi della procedura d’infrazione sui conti pubblici. “Non vedo ostacoli per un accordo” ha ammesso infatti Tria nell’ambito del seminario di economia internazionale di Villa Mondragone, a Roma.
“Per un’economia a crescita zero l’obiettivo di un deficit pubblico del 2,1% per l’anno corrente rappresenta una politica di bilancio più che prudente e noi arriveremo a questo livello di deficit grazie ad una gestione prudenziale, anche se stiamo implementando le politiche sociali programmate decise con l’ultima legge di bilancio”, ha ammesso il ministro Tria.
Aggiornamento ore 7.00
Si lavora alacremente al Tesoro per lavorare sulle cifre da mostrare in una compiuta relazione al Parlamento per dare efficacia alla tesi governativa relativa al fatto che sussistano davvero le risorse sufficienti, e di certo superiori a quelle preventivate nel Def di aprile per poter riassestare la situazione contabile e darne prova a Bruxelles.
Il Mef dovrebbe giocare molte delle sue ‘fiches’ sul maggior gettito, sui dividendi di Cdp e Bankitalia e sulle ridotte spese per le misure clou della maggioranza, Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Così, il deficit/Pil del 2019 dovrebbe esser ridotto dal 2,4% al 2,1%.
Saranno poi cruciali, a quanto emerge, gli impegni in ottica legge di Bilancio per il 2020, e naturalmente un accordo completo e univoco sulla Flat tax voluta dalla Lega e l’urgenza di un equilibrio di bilancio per scongiurare i rischi che i disordini del deficit/Pil producano nuovi rialzi.
Non fosse altro perchè la Commissione indica – senza valutare l’aumento dell’Iva indicato dalle clausole di salvaguardia – che il deficit/Pil italiano arrivi l’anno prossimo al 3,5% mentre il Programma di stabilità italiano lo prevede al 2,1%. Un gap di previsione che fa storcere il naso a Bruxelles.
Aggiornamento ore 09,11
In merito a questa disparita di previsioni, Tria si è espresso in tal senso: “Per il futuro l’idea è di mantenere il deficit basso e continuare con l’obiettivo di ridurre il debito non attraverso aumenti delle tasse, ma attraverso la riduzione della spesa corrente: questo è l’impegno con il parlamento e stiamo lavorando per mantenerlo nella prossima legge di bilancio. Su queste basi – ha proseguito il ministro – riteniamo di essere sostanzialmente con linea con le regole fiscali europee”.
Quanto al tema sul taglio delle tasse invocato dal vice premier Matteo Salvini, Tria ha ammesso: “Il Parlamento ha approvato questo. L’aumento dell’Iva dall’anno prossimo fa parte dell’attuale legge dello Stato. Stiamo lavorando per evitarlo”.
Ma intanto, in Europa, si lavora con le stime di Bruxelles. La Commissione sta per arrivare a fare il punto definitivo sul dossier Italia. Non si attendono verdetti, per il momento. Le date anzi sono abbastanza delineate.
La prossima riunione dell’esecutivo Ue del 2 luglio e l’Ecofin del 9 luglio: questi i giorni cerchiati in rosso sul calendario Per quelle date, l’Italia dovrebbe aver dato ufficialmente delle chiarezze definitive e saranno i tecnici Ue e i vertici della politica europea a indicare se quanto fornito dal governo gialloverde sarà sufficiente per evitare una procedura.
Però, qualora dovesse scattare, potrebbero esserci ulteriori sei mesi anziché i tre indicati dalle regole perché l’Italia provi a rientrare nei ranghi.
Aggiornamento ore 13.49