De Rossi, le versioni di un addio contestato

Da due giorni Roma non parla d’altro: l’addio di De Rossi ha smosso coscienze e accesso gli animi dei tifosi più romantici. Una delle ultime bandiere del calcio italiano lascia la sua casa per trasferirsi chissà dove. Ma più che l’addio è stata contestata la modalità di tale scelta. Un comunicato aveva annunciato la fine del rapporto tra il capitano giallorosso e la sua squadra del cuore. Una conferenza stampa indetta poche ore più tardi avrebbe dovuto dipanare i dubbi, ma non ha fatto che alimentarne. Dalle parole dello stesso De Rossi è emersa la volontà della società di non rinnovargli il contratto da giocatore, proponendogli invece un futuro da dirigente. Offerta respinta dal centrocampista, che si sente ancora un calciatore che può dare molto in campo.

De Rossi, nessuna smentita sugli audio

Da queste premesse è partito il tam-tam mediatico che ha portato la maggior parte dei tifosi giallorossi ad inveire contro il presidente Pallotta, considerato il maggiore responsabile della fine del rapporto tra De Rossi e la Roma. Una situazione spinosa resa ancora più infuocata da due messaggi audio che nella giornata di ieri hanno fatto il giro dei cellulari di mezza Italia. Messaggi vocali in cui Daniele De Rossi spiega la sua versione dell’addio, raccontando di aver prospettato a Fienga la possibilità di firmare un contratto a gettone, nonostante la società per più di un anno non avesse fatto passi in avanti per cercare un accordo sul rinnovo. Un audio che il giocatore non ha ancora smentito, confermando di fatto la versione presente nello stesso. Nemmeno la società giallorossa si è pronunciata in tal senso, forse in attesa di fare chiarezza con lo stesso De Rossi, ma ha fatto intendere che la realtà dei fatti fosse un’altra. Ossia che il centrocampista fosse stato messo al corrente della volontà della società di non rinnovargli il contratto. In attesa di chiarire al meglio la situazione il capitano giallorosso dovrà cercare un’altra sistemazione lontano dalla famiglia di cui si è sentito figlio per 20 anni.