De Niro incorona Sorrentino, come Scorsere e Allen. L’attore premio Oscar, in una lettera pubblicata da Deadline, incensa l’ultimo lavoro del regista napoletano ‘E’ stata la mano di Dio’. Lo fa con parole al miele: “Ci sono così tante cose fantastiche in ‘E’ stata la mano di Dio’, la ricca storia di formazione di Paolo Sorrentino – scrive De Niro -. È un film incredibilmente personale. Sorrentino, che ha scritto oltre che diretto il film, ha creato il suo surrogato Fabietto dal proprio DNA e dalle proprie esperienze e ha ambientato il film nella sua nativa Napoli.
L’attore, tra gli altri, del Padrino, Goodfellas e Taxi Driver elogia la capacità di Sorrentino di ricostruire una Napoli, viva e divertente: “Il co-protagonista più importante di Fabietto non è un membro del meraviglioso cast bensì la città stessa. L’amore di Sorrentino per Napoli si condivide da subito nelle prime inquadrature bellissime di un avvicinamento aereo alla città dal Golfo di Napoli. Amore che si vede nel suo affetto per la varietà dei personaggi della storia: eccentrici, spesso molto divertenti, ‘larger than life’, appassionati, pieni di gioia e speranza”.
Continua l’attore: “Sono stato a Napoli solo poche volte, ma per me questo film è decisamente napoletano nel modo in cui molti dei film di Martin Scorsese (‘Wolf of Wall Street’, ‘Al di là della vita’, ‘Mean Streets’, ‘Taxi Driver’, ecc.) come molti altri film di Woody Allen (‘Annie Hall’, ‘Broadway Danny Rose’, ‘Manhattan’, ecc.) sembrano essenzialmente New York City. Napoli per molti versi mi ricorda la New York italo-americana che amo. La posizione dell’Italia meridionale serve bene la narrazione di Sorrentino. Lui dice: ‘La realtà è solo il punto di partenza per una storia. Deve essere reinventata. Qui a Napoli abbiamo un modo divertente di reinventare i ricordi’”.
Conclude la lettera di De Niro: “Nonostante la tragedia che è al centro del film, ‘E’ stata la a mano di Dio’ trabocca di divertimento. Scene come il pranzo all’aperto della famiglia allargata e la successiva gita in barca sono così affascinanti e divertenti. E mentre la storia centrale vede Fabietto strappato alla sua precaria giovinezza e trascinato a un’età adulta prematura, le storie che si incontrano lungo la strada non hanno prezzo. Ad esempio, c’è Arma’, il contrabbandiere di sigarette/teppista violento/amico solidale e infine carcerato; stravagante, si’, ma per me del tutto credibile per via delle mie esperienze a New York da bambino. E c’è Capuano (il vero Antonio Capuano, famoso regista napoletano, divenne mentore del giovane Sorrentino). In una scena meravigliosa verso la fine, Fabietto supplica Capuano di dargli una direzione. Capuano lo interroga e allo stesso tempo lo rimprovera, le loro voci si alzano, quasi musicalmente. Sembra la scena di una grande rappresentazione operistica. Fabietto gli dice: ‘Non mi piace più la realtà. La realtà è scadente. Ecco perché voglio fare film’. Vuole andare a Roma per sfondare nel cinema. Capuano gli urla: ‘A Roma vanno solo gli stronzi! Sai quante storie ci sono in questa città? Possibile che questa città non ti ispiri per niente? Hai una storia da raccontare? Trova il coraggio di dirlo! Sputalo fuori!’ Fabietto va comunque a Roma alla fine del film… E ora – 35 anni dopo – Sorrentino è tornato a Napoli grazie a ‘E’ stata la Mano di Dio’. Va bene. Mille Grazie, Paolo!”.