Allenatore giramondo, sempre proiettato nel futuro, anche nel suo modo di lavorare. Gianni De Biasi è un precursore anche nelle scelte. Non a caso è stato per 5 anni e mezzo ct dell’Albania che è riuscito a portare incredibilmente agli Europei del 2016. Da una nazionale all’altra, perché De Biasi diventerà presto il nuovo ct dell’Iran.
Questione di dettagli, come ha ribadito lo stesso allenatore in esclusiva a Italia Sera nel corso della trasmissione ‘65 e mezzo, il Fantacalcio in TV’. L’ex Modena, Torino e Udinese, tra le altre, si è raccontato in una lunga intervista in cui ha toccato diversi argomenti. Dall’esperienza come ct dell’Albania alla lotta scudetto.
Quanto manca per la firma con l’Iran?
È una questione di vedere alcuni dettagli, però fino quando non si firmi le cose non sono mai fatte. Io sono molto possibilista in un senso e nell’altro.
Se si concretizzasse quella con l’Iran sarebbe la sua seconda esperienza come ct dopo quella sulla panchina dell’Albania. Che ricordi ha di quella cavalcata trionfale culminata con la qualificazione all’Europeo?
Sono stati 5 anni e mezzo intensi, nei quali c’’è stata molta voglia di riscatto. Abbiamo raggiunto un obiettivo insperato alla vigilia. Ho messo sempre grande dedizione, ero convinto che alla fine i risultati sarebbero arrivati con una certa metodologia e facendo sognare i ragazzi ad occhi aperti. Alla fine quel traguardo che sembrava impossibile ai più è arrivato.
Qual è la differenza tra essere ct di una nazionale e allenatore di una squadra di club?
La differenza sostanziale è legata al tempo che non hai quando sei ct e lo devi cercare in un altro ambito. Vale a dire creare un gruppo con dei ragazzi con i quali si è stabilito prima delle regole, il modus operandi e il modo con cui si intende interpretare il gioco. Da mettere davanti a tutto c’è poi la voglia di far parte di qualcosa di importantissimo. La nazionale è ormai una cosa che si utilizza per avere qualche fregio in più sul proprio curriculum, ma è una cosa che devi sentire dentro, devi essere orgoglioso di indossare quella maglia e qualcosa che va aldilà del mero aspetto economico. E’ qualcosa di troppo importante.
Preferisce essere ct di una nazionale o di una squadra di club?
Non faccio questa distinzione, io do il massimo in ogni cosa che faccio. Quello che più conta quanto riesco ad essere coinvolto, che sia un club o una nazionale. L’importante è stabilire prima gli obiettivi da raggiungere. La chiarezza negli obiettivi è il primo presupposto per lavorare bene.
Negli ultimi mesi quanto è stato vicino a tornare in Serie A?
Tantissimo, specialmente in una squadra, avevo la possibilità di andarci, poi ho rifiutato io. Per rispetto all’allenatore che la sta guidando ora non dico qual è. L’avventura che si sta per iniziare bisogna sentirla e deve essere un’avventura non solo dal punto di vista del nome ma perché deve sentirsi di poter far bene. Io non sono mai retrocesso in Serie A e quindi non voglio iniziare alla mia età di giovane esperto.
Il ricordo più bello della mia carriera di allenatore finora?
Ne ho tanti, la qualificazione all’Europeo con l’Albania è uni di questi senza dubbio perché siamo riusciti a portare la nazionale dove neanche il piò ottimista dei tifosi avrebbe sperato. L’altra è stata la costruzione di una squadra come il Modena che è partita dalla C ed è arrivata in A andando a vincere anche contro la Roma, a Roma, alla seconda di campionato. Poi c’è il Torino, quando siam partito col mercato chiuso, abbiamo costruito la squadra in pochi giorni e siamo riusciti a portare la squadra a toccare il primo posto.
Lotta al vertice, chi è la favorita?
Juventus come sempre, perché ha l’organico più completo ed ha due squadre che potrebbero giocare nello stesso campionato con i giocatori che ha disposizione Sarri. E credo che entrambe si qualificherebbero ai primi due posti. Poi c’è la Lazio che sta facendo qualcosa di bello, mi piace tanto. Non è frutto di improvvisazione ma al fatto di dare continuità ad un progetto cercando di arricchirlo anno dopo anno senza fare grandi investimenti di denaro. Credo che questo sia il modo giusto di agire. Dall’altro lato vedo l’Inter che ha un ottimo allenatore che sta cercando di essere il competitor numero uno della Juve in campionato. Tutto questo porta ad uno spettacolo migliore, sperando che la lotta possa rimanere aperte.
Domenica c’è Roma-Lazio, che partita si aspetta?
Fonseca sta facendo un grandissimo lavoro, non mi aspettavo una Roma così competitiva e non er facile. Fonseca ha le idee ben chiare e sta lavorando in maniera positiva. Il campionato non finisce oggi e credo che molto lo vedremo il periodo primaverile. Per quanto riguarda il derby è sempre una partita imprevedibile perché non influisce solo l’aspetto tecnico-tattico ma anche a come si arriva mentalmente alla partita.
Napoli-Juve, come arrivano le due squadre?
Il pronostico è tutto per i bianconeri ma nel calcio può succedere di tutto, basta vedere all’ultima partita di campionato in cui la Spal ha vinto a sorpresa sul campo dell’Atalanta.
Quali sono gli allenatori che l’ha colpita maggiormente?
C’è un’uniformità di condizione di squadre, non vedo chissà quali colpi di genio o di talento. Sarri ha avuto qualche difficoltà in più rispetto a quelle che mi aspettavo nel gestire questa Juve, però è sicuramente un allenatore che mi piace per come sa lavorare sul camp. Poi ha la fortuna di lavorare in una società che ti aiuta molto, la Juve è sinonimo di avere una società alle spalle. Inzaghi sta facendo un ottimo lavoro, la continuità nel calcio paga. Il fatto di avere una simbiosi sia con l’ambiente Lazio che con la società lo aiuta molto nel suo esercizio quotidiani di allenatore rampante.
Quale giovane l’ha impressionata di più finora?
Sono tanti, Lorenzo Pellegrini mi è piaciuto molto, l’ho visto molto maturato in termini di voglia, di qualità ne ha tantissima. Se riuscirà a dare continuità al suo rendimento quest’anno potrebbe ritagliarsi uno spazio importante in nazionale. L’altro è Castrovilli, sta facendo cose straordinarie. Lo conoscevo poco ma si è imposto con una personalità non indifferente, si sente anche nelle dichiarazioni che non è un giocatore banale.
Qual è il suo obiettivo per il futuro?
Trovare una squadra, un club o una nazionale che mi dia la possibilità da fare quello che so fare meglio. Ossia allenare e costruire un gruppo solido che abbia la possibilità nel tempo di consolidarsi.