Niente, non se ne esce. La Rai mette finalmente su un’interessante programmazione dedicata a tre icone della musica italiana ciascuna delle quali, unica e preziosa in termini di testimonianza storica, e puntualmente riparte il bailamme… per giunta a carattere politico. Piuttosto che gioire di questa sorta di ‘alfabetizzazione’, giunta ‘secoli’ dopo la stupida disputa ideologica che per anni ha rubato alla musica il suo senso migliore, all’indomani del primo appuntamento di ‘Una storia da cantare’, dedicato all’immenso Faber piuttosto che esserne felici dobbiamo invece assistere a una ridicola guerra social tra ‘guelfi e ghibellini’. E dire che a guardare i dati di ascolto, considerando soprattutto la ‘concorrenza’ di ‘Tu si che vales’ (l’espressione massima della nazionalpopolairtà televisiva), 4.147.000 spettatori (21,12% di share), c’è davvero da gridare al miracolo. Un po’ come ha giustamente commentato il ‘conduttore’ stesso, Enrico Ruggeri (in tandem con Bianca Guaccero), che leggendo i dati di ascolto ha affermato: “Un piccolo miracolo. Grazie a chi ha vissuto con me questa sfida di qualità. Grandi autori, una band unica, una fantastica partner, una squadra piena di amore per la Musica. Grazie ai leoni da tw, che portano sempre bene, e ai gufi che ipotizzavano il 9%…“.
Eppure, come dicevamo, una volta che tutto sembra andare per il meglio… ecco affacciarsi l’imbecillità o meglio, gli ‘zombie’ di un passato fortunatamente metabolizzato: “Dopo quell’interpretazione meravigliosa di Elena Sofia Ricci… un fascista che fa una canzone di De André… In prima serata su Rai1…”.
Praticamente dell’idea di questo nuovo format ciò che sembrerebbe aver maggiormente colpito le ‘fragili’ menti di molti spettatori, è l’insensata’ lettura forzatamente ideologica della cosa. A detta di molti infatti Enrico Ruggeri (fine autore e compositore d’eccezionale sensibilità), è semplicemente ‘un fascista’ e, in quanto tale, assolutamente ‘distante’ da De André.
Premesso che semmai fosse – e non è – nulla avrebbe a che vedere con l’aspetto puramente poetico e compositivo dell’artista omaggiato il quale, a sua volta dichiaratamente anarchico (“Ritengo che l’anarchismo sia un perfezionamento della democrazia”, soleva ripetere), dall’alto ella sua intelligenza avrebbe sicuramente lodato Ruggeri per la sua statura artistica che umana.
Fortuna, una volta tanto, la testimonianza di ‘politici’ intellettualmente onesti (altri avrebbero subito cavalcato la diatriba) come Pierfrancesco Maiorino – eurodeputato del Pd – che si è affrettato a twittare: “Ussignur leggo che si è scatenato il dibattito su Enrico Ruggeri che è fascista e quindi non può fare la trasmissione su De André. Secondo me non conoscete Enrico Ruggeri. Che è molto libero e indipendente. E non so se De Andrè questo giudicare l’avrebbe tanto amato“.
Una bellissima affermazione alla quale lo stesso ex Decibel ha tenuto a replicare scrivendo a sua volta: “Grazie Pierfrancesco. Spesso (ma non sempre) abbiamo idee diverse, ma i nostri incontri dimostrano che ci sono molti modi per confrontare idee e opinioni. Il manicheismo non porta da nessuna parte. E la pietas di De André vola comunque molto più in alto”.
Bene ha fatto anche il critico musicale Michele Monina a mettere i puntini sulle ‘i’ scrivendo: “Chiunque abbia pensato che Enrico Ruggeri non avrebbe dovuto omaggiare De André perché considerato di destra evidentemente non sa un cazzo di Ruggeri e neanche di De André“.
Certo non è facile parlare di Andrè, soprattutto oggi ‘decontestualizato’ dai suoi anni, ma non dimentichiamo che allora anche lui fu attaccato da certa sinistra (chiedere alla PFM che lo accompagnava), per aver scelto di fare concerti ‘a pagamento’, quasi che dovesse campare d’aria! Ma lasciamo perdere…
Insomma, una bruttissima cosa che non onora le migliori intenzioni della Rai, cioè di far approfondire agli spettatori – e soprattutto alle nuove generazioni – la conoscenza di un’Artista che, almeno nel nostro Paese, merita l’eternità.
Max