Dopo un ultimo tentativo di mediazione, firmato dal presidente della Commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari, il ddl Zan, la legge di contrasto ai reati di natura omofobica, al centro della polemica politica da settimane, arriverà in aula al Senato il 13 luglio. La legge, che ha già ricevuto l’ok da Montecitorio lo scorso novembre, continua a dividere le forze politiche, che ora sono tutte all’interno della stessa maggioranza, a sostegno del governo Draghi.
“Adesso il Senato potrà discutere in modo trasparente questa legge di civiltà e ognuno si assumerà le proprie responsabilità”, plaude in serata la capogruppo dem Simona Malpezzi. Non nasconde il suo disappunto il collega leghista Massimiliano Romeo: “Vi state assumendo la responsabilità di avvelenare il clima della maggioranza, quel testo è divisivo”. Tutti si danno ora appuntamento al 13, una data che – visto anche il ricorso previsto al voto segreto – si annuncia come la giornata della lotta all’ultimo voto, con colpi di scena e alleanze ‘segrete’ che potrebbero far deflagrare le forze di maggioranza.
Da una parte restano Lega, Fi e Fdi, da sempre critiche con la norma Zan, accusata di essere una misura di legge liberticida, che penalizzerebbe i reati di opinione, dall’altra l’ex maggioranza giallorossa, con l’asse M5S-Pd saldo, che ora punta a trovare i voti in Senato, per approvare definitivamente la legge. Oggi in scia Iv e Autonomie, che nonostante dubbi sulle norme, soprattutto espressi dai renziani, hanno scelto di percorrere la strada dell’Aula, invocata da dem e pentastellati. Ma sui cui voti pro o contro gli emendamenti attesi, nessuno è pronto a giurare.
Questa mattina il presidente della Commissione Giustizia Andrea Ostellari ha presentato la sua proposta di mediazione: “Siamo intervenuti – aveva spiegato – sull’articolo 1 con una sintesi tra le varie proposte, è stato tolto qualcosa che dava un po’ di tensione, e riteniamo che questa sia la soluzione migliore anche dal punto di vista giuridico. Togliamo le definizioni ma indichiamo delle finalità”.
Nel testo Zan saltava dunque il riferimento all’identità di genere. Poi si prevedeva anche una modifica sull’articolo 4, relativo alla libertà di opinione “specialmente sull’ultima parte, quella più contestata”, ha ricordato Ostellari, saltando il comma che recita “purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”, e sull’articolo 7 che riguarda la libertà di educazione.
Modifiche apprezzate dai renziani, con Davide Faraone che ha invitato più volte dem e cinquestelle a prendere in considerazione le modifiche e anche dalla senatrice Giulia Unterberger, delle Autonomie. Proposte che a fine giornata sono rimaste sul tavolo, visto che M5S e Pd hanno deciso di arrivare in ogni caso all’obiettivo di portare il ddl Zan, con i suoi dieci articoli immutati, in Senato, dove il 13 luglio ad attendere la norma di ci sarà l’ostruzionismo degli emendamenti leghisti e il voto segreto.