(Adnkronos) – “Il meningococco dà quadri di meningite e sepsi, cioè malattie invasive gravi che si possono prevenire con la vaccinazione. Noi siamo molto attenti a tutto quello che riguarda la prevenzione e, come pediatri di famiglia, riteniamo le attività vaccinali come prioritarie”, spiega Antonio D’Avino, presidente nazionale Fimp (Federazione italiana medici pediatri) in occasione della Giornata mondiale della meningite che si celebra il 5 ottobre.
Tutto si basa “sul rapporto fiduciario che si instaura con i genitori sin da quando il bambino ha pochi giorni. Per sviluppare un’alleanza – continua – sensibilizziamo sin dalla prima visita i genitori sulle attività vaccinali previste negli anni dal piano nazionale prevenzione vaccinale. Ci adeguiamo alle evidenze scientifiche che hanno determinato la composizione del piano nazionale prevenzione vaccinale, con l’individuazione di vaccini tutti fortemente raccomandati, tra cui il meningococco. E’ importante – sottolinea il presidente Fimp – poter disporre di un vaccino che può prevenire queste infezioni severe che non sono tante numericamente – in anni come il 2019 e 2019 contiamo tra 100 e 150 infezioni invasive segnalate di meningococco – ma se i bambini non sono trattati tempestivamente, non solo possono avere sequele neurologiche permanenti, ma possono anche andare incontro a exitus”.
Come per tutti i vaccini “se ne abbiamo uno che previene una malattia – continua il pediatra – dobbiamo utilizzarlo. Esistono infatti vari sierotipi di meningococco, ma quelli che danno la maggioranza delle infezioni sono il B, A, C, W e Y. Abbiamo un vaccino per solo il sierotipo B e uno, quadrivalente, per i sierotipi A, C, W, Y. Con questi vaccini preveniamo la maggior parte delle infezioni da meningococco”. Momento privilegiato per la verifica delle vaccinazioni effettuate è la visita per il bilancio di salute. “Leggiamo nel libretto pediatrico le vaccinazioni effettuate – spiega D’Avino – La mia esperienza in Campania, dove è attiva l’anagrafe vaccinale regionale – precisa – se ci sono dubbi o perplessità, controlliamo nel sito della Regione lo stato vaccinale dell’assistito, della somministrazione e le date”.
Come pediatri di famiglia “affianchiamo le nostre attività di vaccinatori a quella dei centri vaccinali – dice il presidente Fimp – La governance del sistema è dei dipartimenti di prevenzione, cioè dei centri vaccinali che organizzano le attività sul territorio. Per la stragrande maggioranza dei vaccini obbligatori per l’accesso scolastico – aggiunge – si raggiungono le coperture del 95%, ma in altri casi, invece, no”. Per questo “interveniamo noi su richiesta dei direttori generali, quando i centri vaccinali sono in difficoltà, per questioni di risorse umane ridotte o motivi contingenti. Noi – ricorda D’Avino – possiamo vaccinare in qualsiasi momento il bambino che viene in studio. Questo è molto apprezzato anche dall’utenza per il fatto di poter approfittare di orari più elastici dei centri vaccinali anche perché, spesso, facciamo delle sedute dedicate”.
La pandemia “ha ridotto le coperture obbligatorie ai fini scolastici di circa un punto percentuale, mentre, quelle per il meningococco, ma anche per altri vaccini, come quello per il papilloma virus, hanno subito un calo maggiore: sono distanti dalla soglia del 95%. Nel piano nazionale – fa notare il presidente Fimp – i vaccini non obbligatori sono comunque ‘fortemente raccomandati’. Per questo il nostro obiettivo è di far scendere più pediatri di famiglia in campo. Stiamo pensando di avanzare la proposta di farli lavorare non solo negli studi, ma anche nella scuola, in una equipe con personale di supporto, infermieristico e amministrativo, in cui il case manager è il pediatra di famiglia”. Proprio su questo aspetto, lo specialista ricorda che “attualmente, non tutti i pediatri hanno, nel loro ambulatorio, un infermiere o il personale ammnistrativo. La nostra proposta – spiega – è che tutti i professionisti che si strutturano in Aft (Associazioni funzionali territoriali) del distretto, possano avvalersi del personale necessario per elevare il livello qualitativo degli studi”.
Il messaggio per i genitori è “di confrontarsi sempre con il pediatra di famiglia che instaura, sin dai primi giorni di vita del bambino, un rapporto personale, come nessun altro pediatra del Sistema sanitario”. A partire da questa alleanza, basata sulla fiducia, secondo D’Avino si possono “aumentare le coperture vaccinali perché il pediatra – aggiunge – agisce in scienza e coscienza, si basa sempre su dati scientifici di enti come il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità. Gli eventi avversi – rassicura il presidente Fimp – se guardiamo le segnalazioni all’Agenzia del farmaco (Aifa), sono praticamente pari a zero. Il genitore può essere tranquillo che, su milioni di dosi somministrate in età pediatrica, come nel caso dell’anti- Covid, sono state segnalate reazioni avverse in percentuali trascurabilissime e di tipo minore. E’ uno dei miti che vanno sfatati: i numeri ci dicono – conclude – che il timore degli eventi avversi non possono rappresentare un freno all’adesione alle campagne vaccinali”.