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Danyla De Vincentiis: “Nel dialogo familiare i genitori devono capire i figli, non parlare la loro lingua”

Parola chiave dialogo. Alla base di ogni tipo di comunicazione, diventa fondamentale in una comunità dove i rapporti sono stretti e continui. Ciascuno di noi è diverso dall’altro, ognuno ha la propria personalità e, a volte, queste vanno in contrasto. È allora che la comunicazione diventa necessaria. In famiglia più che mai. È stato questo il tema trattato dalla Parent Coach Danyla De Vincentiis, che ad “A Casa di Amici” ha fornito una serie di consigli affinché il dialogo familiare sia costruttivo.

Molto spesso si ha la percezione che in famiglia non si parli più la stessa lingua, cosa si intende?

Genitori e figli nel tempo iniziano a cambiare nel loro rapporto, a causa della crescita dei bambini che, crescendo, cambiano la propria personalità. Nelle varie fasi della crescita c’è inevitabilmente un cambiamento della comunicazione da parte di nostro figlio, al quale dovrebbe corrispondere un adeguamento da parte nostra, che dovrebbe facilitare un nuovo dialogo.

Possiamo fare qualche esempio specifico?

Mi viene molto da ridere quando sento i genitori che usano il lessico dei figli. Non è importante che i genitori imparino il loro linguaggio, ma devono capire ciò che vogliono dirci. È fondamentale comprendere le loro esigenze provando a comprendere il perché utilizzano determinate parole. Non dobbiamo diventare coetanei dei nostri figli…

Ma il genitore come fa a capire o a farsi capire, a questo punto?

Partendo da cosa vede nostro figlio e cosa fa sui social. Dobbiamo stare accanto a loro e accompagnarli verso la realizzazione delle loro esigenze. È la dose che fa il veleno: il problema non è che nostro figlio gioca un’ora ai videogiochi, ma che sta sei ore davanti agli stessi senza avere altro da fare. Rispetto al passato c’è un minore rispetto verso l’autorità, sia essa il genitore o magari il professore, ma c’è anche una responsabilità in questo da parte di papà e mamma, perché se sono loro i primi a protestare a scuola per un brutto voto, i ragazzi si sentiranno autorizzati a contestare e a fare lo stesso.