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Danyla De Vincentiis: “Con i figli il dialogo è fondamentale, così come notare i segnali che inviano”

Nel Salotto di Radio Roma TV “A Casa di Amici”, in onda sul Canale 14 del digitale terrestre, la rubrica dalla parent coach, con Danyla De Vincentiis, è diventata ormai un punto di riferimento importante. Il tema trattato in questa occasione è stato quello delle etichette che vengono date ai nostri figli o che loro stessi danno agli altri.

In base a quali criteri i genitori dovrebbero dare fiducia ai propri figli?

Anzitutto sfaterei un mito: non è il voto scolastico che va ad identificare la bontà dell’anima di una persona, in questo caso di un figlio. È sbagliato pensare che un ragazzo che non va bene in italiano o in matematica, non sia una buona persona. Questo tipo di giudizio fa parte di un retaggio culturale passato. È giusto differenziare l’aspetto educativo e didattico da quello umano.

Cosa può fare un genitore per fare in modo che il figlio abbia più fiducia in sé stesso?

Bisogna valutare non quello che fanno, ma quello che sono. Dalle loro relazioni si può capire molto sul “come sono i nostri figli”, così come dalla loro generosità verso il prossimo. È importante dare al proprio ragazzo un rinforzo positivo: la comunicazione con loro è fondamentale e non deve essere per forza verbale, a volte è sufficiente uno sguardo, un abbraccio, fino ad arrivare ad un “sono orgoglioso di te”. Basta poco…

Quindi il dialogo, può anche essere messo in secondo piano in certe situazioni?

Secondo me non è indispensabile. Bisogna mettersi in comunicazione in modo non superficiale, capirsi invece è fondamentale. Il dialogo può certamente essere un punto di partenza, ma sono i comportamenti a fare la differenza e utili a fare la differenza. Bisogna suscitare nelle emozioni nel dialogo, qualunque esso sia.

Rifacendoci a recenti fatti di cronaca, si sente di ragazzi che arrivano a gesti estremi per un esame non superato. Cosa scatta nella loro testa in quei momenti?

Il problema della nostra società oggi è la gestione della pressione sociale: questo genera ansia e preoccupazione di non sentirsi all’altezza e non compreso dai propri genitori, può portare ad una spirale di svalutazione personale, al punto tale di arrivare a gesti clamorosi. Le famiglie devono fare attenzione a ogni minimo campanello d’allarme che i ragazzi mandano nei momenti di difficoltà. Certe disgrazie, purtroppo, avvengono dopo un periodo di maturazione, ecco perché dobbiamo imparare a captare i segnali che ci lanciano i ragazzi.