Dalla birra alla cioccolata un viaggio enogastronomico che, nonostante il Covid, si può ancora fare acquistando on line i prodotti delle abbazie del Belpaese. Non potendo, infatti, visitare i monasteri, i pellegrini-clienti possono comunque scegliere i prodotti sulle vetrine on line, riempire il carrello e ordinare. E’ il caso dell’abbazia cistercense di Casamari di Veroli, in provincia di Frosinone, dove i monaci preparano tisane e pozioni a scopo terapeutico. Da sempre essi si sono preoccupati di produrre infusi, unguenti e sciroppi per la cura di disturbi e malattie per loro stessi, per i pellegrini. “Nei primi tempi – fanno sapere – l’attività della liquoreria era strettamente legata a quella della farmacia, in quanto anche i prodotti che richiedevano l’uso dell’alcool erano finalizzati alla cura delle malattie. Solo più tardi, si pensò ad apportare qualche ritocco al gusto e al sapore dei preparati, al fine di renderli più gradevoli. Frate Eutimio Zannucoli, operante a Casamari nella seconda metà del secolo XIX, iniziò nei terreni del monastero la coltivazione della canna da zucchero, dalla quale ricavava melassa per la produzione dell’ottimo rhum, ma ciò che ha reso Casamari famosa nel mondo è l’invenzione della celebre tintura imperiale conosciuta anche come gocce imperiali”.
La comunità monastica dei SS. Pietro e Paolo alla Cascinazza di Buccinasco, alle porte di Milano, è invece specializzata nella produzione e vendita della birra. Dopo un periodo di formazione in Belgio, presso alcune abbazie che producono alcune tra le migliori birre del mondo, i monaci hanno potuto vedere ed imparare i criteri e la tecnica di produzione. il numero di bottiglie prodotte annualmente è volutamente limitato; questo ci permette inoltre di seguire sempre con attenzione tutte le fasi del processo produttivo. “Questo lavoro – spiegano dal monastero – richiede infatti una particolare precisione durante tutti i passaggi a causa della complessità del prodotto, e solo così si può garantire un’elevata qualità. In questo senso anche il tempo è fondamentale. Non bisogna avere fretta ma rispettare il naturale processo di fermentazione e maturazione della birra per ottenere il massimo profilo aromatico. Seguendo il ‘metodo di produzione belga’, le nostre sono birre rifermentate in bottiglia. La nostra lavorazione artigianale, non seguita da nessun processo di filtrazione, né di pastorizzazione, garantisce così la possibilità di gustare un prodotto vivo, che evolve e si affina nel tempo”.
Come in tutti i monasteri certosini, anche alla Certosa di Firenze vengono prodotti liquori e distillati particolari, realizzati con un distillatore a legna. Le vinacce sono provenienti dal Chianti e sono selezionate attentamente dai monaci certosini. Il distillato viene lasciato riposare il tempo sufficiente per ottenere la stagionatura adeguata per ospitare l’aromatizzazione necessaria per i vari tipi di liquore come l’alchermes, gli amari e le famose gocce imperiali certosine. Con il distillatore i monaci della Certosa di Firenze, realizzano anche profumi da uomo e da donna. I monaci negli ultimi anni sono diventati anche esperti produttori di marmellate e confetture dai gusti molto particolari.
La produzione di olio extra vergine di oliva è, invece, appannaggio della c
ongregazione Camaldolese dell’Ordine di San Benedetto che vive e lavora nell’eremo benedettino di Monte Giove che, costruito nel 1600, si trova tra la città di Fano e le colline della provincia di Pesaro e Urbino. Qui i monaci producono anche di tisane, liquori, creme e altri prodotti naturali preparati seguendo le antiche ricette, avvalendosi di esperienze e sapienza secolari declinate secondo le tecnologie e i sistemi di controllo d’avanguardia del moderno laboratorio. L’eremo di Monte Giove ha anche una farmacia che on line vende prodotti di Camaldoli (liquori, vini, creme, tisane, saponi, erboristici, ecc.) e quelli di altri monasteri (marmellate, biscotti, erboristici) oltre a miele, vino, cioccolata di produttori del territorio marchigiano.
On line anche il gran liquore Anthemis dei monaci dell’abbazia Loreto di Montevergine (Avellino) prodotto della secolare ricerca e tradizione benedettina. Dal sapore gustoso e dall’aroma gradevole ed inconfondibile, Anthemis nasce da un piccolo fiore profumato, l’anthemis appunto, che si trova sulle sommità del Paternio, le cui essenze sono scelte secondo l’antica tradizione monastica: alcool idrato, zucchero, essenze di erbe aromatiche dosate secondo antiche ricette tramandate e gelosamente custodite dai monaci Verginiani.
E al viaggio lungo i prodotti dei monasteri non poteva mancare il cioccolato dei monaci trappisti, ordine di derivazione cistercense che proviene dalla città di Trappes in Francia. A loro si deve l’invezione del cioccolato a tavolette nel 1808; infatti la tavoletta 50% di cacao è il cioccolato più antico del ricettario monastico, il primo creato nei pressi delle catacombe di San Callisto.
“Il cioccolato dei trappisti – spiegano dall’antica fabbrica di Frattocchie (Marino) – viene prodotto ancora oggi secondo quella stessa ricetta, tramandata nella lenta lavorazione artigianale di generazione in generazione, fattore che ne stabilisce la sua assoluta unicità e peculiarità. Si distingue per ingredienti di eccellente qualità scelti accuratamente, come la nocciola tonda gentile romana dop e per essere lavorato ancora con macchine d’epoca (macchine costruite dalla fine dell’ottocento a metà novecento, in pietra e metallo) e modellato a mano. Dall’antica ricetta dei monaci trappisti si è passati alla linea professionale del cioccolato per il mondo della Ristorazione e dell’hotellerie”. Nell’abbazia delle Tre Fontane di Roma, che fa parte dei monasteri trappisti, i monaci si sono invece specializzati nella coltivazione di un euclipto selvatico proveniente direttamente dall’Australia, dalle cui foglie ricavano diversi pregiati liquori medicamentosi, miele, caramelle e da ultimo la prima birra trappista italiana.