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Dal reddito di cittadinanza all’Adi: l’Unsic stima meno di 75% di beneficiari nel 2024. Il Lazio è tra le regioni più virtuose sul fronte irregolarità

Un recentissimo studio condotto dall’Enasc, il patronato Unsic (membro Cnel), noto per essere tra i primi in Italia per volume di lavorazione di pratiche sociali e previdenziali, rivela che sarebbero  più che dimezzate le domande dei cittadini nel passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, il nuovo sostegno al reddito voluto dal governo Meloni e operativo da quest’anno.

 

Dal reddito di cittadinanza all’Adi, al maggio 2024, sono state inoltrate dall’Enasc 39.480 domande per concorrere all’erogazione dell’assegno

Entrando nello specifico dei numeri, la ricerca spiega che quest’anno, al 31 maggio 2024, sono state inoltrate dall’Enasc 39.480 domande per concorrere all’erogazione dell’Assegno di inclusione (Adi), di cui circa la metà accolte. Oltretutto, sempre secondo le stime dell’ente, a fine anno potrebbero arrivare a quota 50mila.

Dal reddito di cittadinanza all’Adi, tra il 2020 e il 2022 all’Enasc sono state presentate in media circa 130mila domande

Tanto per dare idea della situazione, va specificato che le domande per il reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2022 all’Enasc sono state in media circa 130mila. Nel passaggio dal RdC all’Adi, l’Unsic stima quindi un calo a fine anno del 62% delle domande e intorno al 75% in meno di percettori del sostegno.

Dal reddito di cittadinanza all’Adi, il presidente dell’Unsic e consigliere Cnel: “Il crollo dei richiedenti è conseguenza delle procedure più complesse e selettive per accedere all’assegno”

Il crollo dei richiedenti è conseguenza delle procedure più complesse e selettive per accedere all’Adi – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic e consigliere Cnel – “Se il reddito di cittadinanza era una prestazione inizialmente erogata sulla base delle informazioni autodichiarate dall’utente, con i controlli rimandati ad una fase successiva, l’Adi prevede molteplici controlli preliminari per garantire la correttezza delle informazioni dichiarate e trovare riscontro nelle varie banche dati a disposizione del ministero del Lavoro”.

Dal reddito di cittadinanza all’Adi, il presidente dell’Unsic e consigliere Cnel: “Ora è tutto più lungo e selettivo rispetto al reddito di cittadinanza”

Va inoltre rimarcato che, la platea dei possibili beneficiari dell’Adi, è ridotta anche dall’importo Isee notevolmente più basso e da un valore patrimoniale minore rispetto a quello previsto dal reddito di cittadinanza.

Il passaggio tra i due strumenti si conferma caratterizzato da un vero e proprio cambio di rotta – continua Mamone – L’Adi è ottenuto da una platea di soggetti realmente svantaggiati, invalidi o in difficoltà, che debbono presentare corposa documentazione rilasciata da un ente pubblico, sottoscrivere un Patto di attivazione digitale (Pad) indicando tre agenzie per il lavoro e accettando un percorso di presa in carico. Insomma, tutto è più lungo e selettivo rispetto al reddito di cittadinanza e per i controlli si gioca finalmente d’anticipo grazie ad incroci di dati e Dorsale informatica”.

Dal reddito di cittadinanza all’Adi, notevole la mole di lavoro per le Procure che, in collaborazione con la Gdf, continuano a rilevare molteplici incongruenze. Ecco alcuni numeri…

Ed in tutto ciò, ovviamente, la stagione dei controlli sull’acquisizione indebita del reddito di cittadinanza è tutt’altro che conclusa. È attualmente notevole la mole di lavoro per le Procure che, in collaborazione con la Guardia di finanza, continuano a rilevare molteplici incongruenze.

Una delle principali frodi legata agli indebiti riguarda le ingannevoli residenze in Italia da parte di cittadini che vivono all’estero e per creare nuclei monofamiliari (tra i casi recenti più clamorosi c’è la scoperta della presenza di 50 residenti nello stesso indirizzo), ma anche falsi acquisti in punti vendita per attestare la residenza in Italia da almeno dieci anni da parte di cittadini extracomunitari. Ci sono poi la compiacenza di commercianti come bancomat in cambio di una percentuale e le false dichiarazioni fiscali.

Tra i casi più recenti, i 40 “furbetti” scoperti a Bologna e i 43 a Lecce nell’ottobre scorso, così come le circa 90 persone segnalate in provincia di Catania, e le 73 in provincia di Caltanissetta ad inizio anno.

Senza contare poi i 285 cittadini extracomunitari legati ad un negozio di alimentari che riciclava il reddito emersi a Napoli a febbraio, e gli oltre 600 denunciati in provincia di Varese e i 18 in provincia di Pisa a marzo scorso, ed i 63 in provincia di Foggia a maggio.

Dal reddito di cittadinanza all’Adi, nel periodo compreso fra l’aprile 2019 ed il primo semestre 2023, la mappa delle irregolarità vede in testa la Calabria

Complessivamente, dati alla mano, stando ai dati forniti dalle Fiamme Gialle relativi al periodo compreso fra l’aprile 2019 ed il primo semestre 2023, la mappa delle irregolarità vede in percentuale:

al primo posto la Calabria, seguita da Marche, Liguria, Piemonte/Valle d’Aosta, Umbria e Veneto.

Per quel che riguarda invece il numero dei soggetti denunciati, e l’importo delle frodi accertati, in testa c’è invece la Lombardia, seguita da Campania e Sicilia.

Dal reddito di cittadinanza all’Adi, in uno scenario purtroppo totalmente caratterizzato dall’illegalità, anche esempi di ‘virtuosità’

L’unico dato ‘positivo’ in uno scenario purtroppo totalmente caratterizzato dall’illegalità, anche esempi di ‘virtuosità’ , dove è il Trentino-Alto Adige a distinguersi.

Bene però anche Abruzzo, Molise, Basilicata, Toscana, Sardegna, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Lazio.

Max