(Adnkronos) – Molti ricordano quello che fece Gianfranco Fini, da leader di An, che nel 2003, nel corso di un suo viaggio in Israele, dichiarò, davanti alle autorità ebraiche, che il fascismo fu “male assoluto”. Parole ribadite anche successivamente, fino ad arrivare a dire, da presidente della Camera, che “chi è democratico si riconosce nei valori dell’antifascismo, e la destra dovrebbe riferirsi a quei valori presenti nella Costituzione”.
Nella destra il dibattito sul fascismo e sulle sue responsabilità storiche continuò anche dopo. Per venti anni, gli ‘eredi’ di quella storia, che registrò quel primo strappo dalla tradizione del Msi di Almirante, hanno provato a fare i conti con quel lascito. Nelle scorse ore è stata la presidente di Fdi, Giorgia Meloni a ribadire la linea: “Non c’è spazio per antisemitismo e razzismo nel mio partito”, ha detto dal tempio di Adriano, nel corso della presentazione del libro di Virman Cusenza che narra la vicenda del soccorso prestato da Paroli, avvocato antifascista, che ospitò a casa il giornalista Interlandi, uomo del duce, al termine del conflitto mondiale. Per Meloni “anche per chi è stato dalla parte sbagliata deve esserci un giusto processo, non la vendetta”. E termina con un giudizio netto sul fascismo “che poteva dire no a Hitler su leggi razziali e persecuzione degli ebrei, e invece non lo fece”.
La traversata nel deserto, il percorso che colloca la destra nell’arco costituzionale non è stato senza inciampi. Pino Rauti, già dai tempi della svolta di Fiuggi del ’95, si oppone, dando vita al ‘Movimento Sociale Fiamma Tricolore’. Nel tempo nascono altri gruppi che non vogliono seguire la linea di rinnovamento di Fini. La deputata Alessandra Mussolini, nipote del duce, in An dalla fondazione, lascia il partito. Nel 2007 va via Francesco Storace: non gradisce la svolta ‘popolare’ europea che Fini pensa di dare al partito, fonda ‘La Destra’. Infine, nel 2013, nasce Fdi, che mette insieme ex An, nel frattempo sciolta, cercando nuovi spazi per la destra, in prima fila ci saranno Ignazio La Russa, Gianni Alemanno, Giorgia Meloni, Adolfo Urso e Guido Crosetto.
Anche nei confronti di Meloni, leader dal 2014 di Fdi – nel cui simbolo resta la fiamma tricolore – non mancheranno negli anni le accuse di non aver troncato i legami con la tradizione fascista. Le ultime scintille sul tema del fascismo arrivano dopo l’inchiesta di Fanpage, resa pubblica lo scorso ottobre, su simpatie per l’estrema destra, negli ambienti milanesi del partito, che hanno coinvolto Carlo Fidanza, ex capo-delegazione in Ue – ora sospeso – all’AdnKronos aveva detto: “Non c’è nessuno spazio in Fratelli d’Italia per nostalgie del fascismo, razzismo, antisemitismo, folklore e imbecillità. In quei giorni finirono sui giornali anche le mail interne del partito, che risalivano al primo luglio, in cui Meloni dettava regole di ingaggio sul tema dei conti con il passato.
Rivolta ai suoi dirigenti Meloni, nel documento a uso interno della scorsa estate, chiedeva di “verificare con attenzione e personalmente che nessuno dei nostri rappresentanti sul territorio offra spunti utili con scivoloni, frasi e comportamenti non consoni”. Una questione considerata di sostanza: “Non possiamo consentire non solo per opportunità, ma soprattutto per coerenza con le nostre idee politiche, alcuna leggerezza su temi come il razzismo, la violenza, qualsivoglia discriminazione o fanatismo di ogni genere”.
Bandite anche ‘alleanze’ con altre formazioni: “Fratelli d’Italia è l’unica sigla ufficiale (oltre quelle giovanili di Gioventù Nazionale e Azione Universitaria) con cui è consentito ai nostri iscritti di fare attività politica territoriale”. L’ordine, già allora era di ripulire le sedi del partito, con la richiesta di ospitare “solo materiale propagandistico di Fratelli d’Italia, Gioventù Nazionale e Azione Universitaria”.
Ma le polemiche non si fermano, dopo l’assalto alla sede della Cgil di Roma, lo scorso nove ottobre, ad opera di manifestanti no vax, con i leader di Forza Nuova in testa, Meloni, in Spagna per il congresso del partito di destra di Vox, di cui è alleata in Ue, resta cauta: “È sicuramente violenza e squadrismo poi la matrice non la conosco. Nel senso che non so quale fosse la matrice di questa manifestazione ieri, sarà fascista, non sarà fascista non è questo il punto. Il punto è che è violenza, è squadrismo e questa roba va combattuta sempre”. E’ il 10 ottobre precisa: “A Roma era Forza Nuova, certo, è una matrice fascista, a Milano erano anarchici, una matrice antifascista”, dice riferendosi ad altri cortei di protesta di quei giorni.
Parole che non bastano a sedare le accuse. Il 4 novembre, Meloni poi aggiungeva: “Sorprenderà qualcuno, magari tra i più prevenuti nei miei confronti, ma non ho mai provato alcun afflato per il fascismo, certamente ho sempre riconosciuto una comunanza di ideali con i giovani che scelsero la parte destra del campo nel dopoguerra italiano. Soprattutto per coloro che pagarono con la vita tale scelta”.
Nel 2020 fece discutere un post in occasione dei 32 anni dalla scomparsa di Giorgio Almirante. “Politico e patriota d’altri tempi, stimato da amici e avversari”, scrive il 22 maggio sui social Meloni: “Amore per l’Italia, onestà, coerenza e coraggio sono valori che ha trasmesso alla Destra italiana e che portiamo avanti ogni giorno. Un grande uomo che non dimenticheremo mai”.