Home SPETTACOLI Da Cenerentola a Cassandra passando per il Padrino

    Da Cenerentola a Cassandra passando per il Padrino

    Perennemente ‘affaccendato’ con opere e coreografie – che nel tempo lo hanno reso uno tra i più famosi in Italia e fuori – mentre si lascia alle spalle la ‘Cenerentola’ all’Opera (danzata da Virna Toppi e Nicola Del Freo), e si accinge a presentare ‘Cassandra’ (realizzata con la compagnia dell’Opera di Nizza, diretta da Eric vu An), Luciano Cannito trova anche il tempo per parlare della danza e della lirica: “Non dobbiamo avere timore di raccontare le meraviglie di un mondo sottostimato – afferma deciso – ma che ha un’indubbia presa sui giovani. Dovremmo continuare ad investire, sui loro sogni, sulle loro speranze. Solo così, forse, potremmo cominciare a costruire un domani diverso”, anche perché, avverte, “In Cina stanno nascendo molte compagnie di danza. Un patrimonio da non sottovalutare. Hanno capito il valore e la portata socio-culturale di Tersicore. Solo noi, in Italia, continuiamo ad annunciare stagioni di opera e balletto in teatri dove le compagnie di danza hanno chiuso da anni”.
    A ‘dettare’ i tempi di questa intervista stavolta è l’imminente debutto – l’1 giugno in Russia – del ‘Padrino’, suggerito dal celebre romanzo di Puzo (ed ovviamente, nei limiti, vicino al film di Coppola), che metterà in scena con il corpo di ballo dell’Opera di Astrakhan. “Ritorno con il ‘Padrino’ ad una storia drammaticamente e felicemente italiana – tiene subito a precisare Cannito – Impossibile trasporre sulla scena il capolavoro di Francis Ford Coppola. Ho rubato frammenti, situazioni, atmosfere. Le feste, i balli, i matrimoni, l’italianità in terra straniera, quel senso profondo di identità e di appartenenza ad un nucleo familiare, ad un Paese. Da riscoprire oggi’. Mi piace raccontare storie. Forse in cuor mio mi sento un narratore – confessa ancora il grande coreografo – Scrivo con le immagini. E penso che non ci sia nulla di più simile alla danza del cinema. ‘Scritto’ e montato per ‘frame’, per immagini. Non è un caso che le mie fonti di ispirazioni siano stati sempre i maestri del grande schermo come Fellini, a cui ho dedicato il mio ‘Amarcord’, che debuttò al Metropolitan di New York con la compagnia della Scala, e oggi Francis Ford Coppola”.
    E se qualcuno prova a chiedergli, visto che l’allestimento è olte confine, se non teme di esportare un modello per certi versi sbagliato, e in più generale forse negativo per il nostro Paese, il giudice di ‘Amici’ non condivide a spiega:
    “Si è parlato molto della serie tv dedicata a ‘Gomorra’. Penso al contrario che le storie criminali possano trasformarsi in esempi catartici. Addio all’opera lirica allora… troppi storie di brutalità e soprusi e maltrattamenti e angherie. Sono convinto, al contrario, che la spettacolarizzazione del dramma faccia evaporare la sua forza negativa”.
    Max