Ovviamente l’ultima parola spetterà alla Cabina di regia, che venerdì prossimo avrà con chiarezza molti più dati a disposizione rispetto alla situazione contagi nel Paese e, soprattutto, in relazione al preoccupante aumento di casi legati alla variante Omicron.
Sarà infatti l’andamento della curva epidemiologica a determinare quante e quali regioni – in coincidenza delle festività di Natale – passeranno dalla zona bianca alla gialla, o all’arancione.
Che la Liguria sia prossima a passare in zona gialla, non è certo una novità. Ad annunciarlo è stato infatti nei giorni scorsi lo stesso governatore Toti, “Da lunedì la Liguria sarà in zona gialla per le prossime due settimane. Secondo il report del 16 dicembre l’incidenza media settimanale ogni 100mila abitanti si attesta a 313 (314 Savona, 235 Spezia, 647 Imperia, 229 Genova) mentre i posti letto occupati in area medica sono al 17% e quelli in terapia intensiva sono al 12%”.
Inoltre, ha poi aggiunto il presidente della Liguria concludendo, ”Un dato che ci aspettavamo vista la circolazione del virus nei giorni scorsi e che conferma come ci troviamo nel picco della quarta ondata. Fortunatamente grazie ai vaccini, gli ospedali e le terapie intensive sono occupate di un terzo rispetto allo scorso anno e questo ci permette di non avere situazioni di allarme negli nostri ospedali”.
Tra le regioni purtroppo maggiormente candidate alla pesante ‘retrocessione’, il Veneto che (oggi altri 4.716 contagi e 21 morti, per un tasso di positività al 3,24%), da pochi giorni in giallo, ora vede profilarsi all’orizzonte addirittura l’arancione. Come ammette infatti il governatore Zaia, “Il nostro modello dice che almeno fino alla prima settimana di gennaio saremo in crescita con i contagi, e ci avviciniamo alla zona arancione. Questo continuerà a permetterci di vivere quasi normalmente perché siamo vaccinati. Per chi non lo fosse – aggiunge alludendo ai non vaccinati, prossimi destinatari di imminente limitazioni – però, significa chiusura dei confini comunali e di molte attività”. Ricordiamo infatti che nella regione, attualmente nei reparti ordinari ospedalieri vi sono 1.167 (+48da ieri) allettati, che toccano il 17%. Nelle terapie intensive sono invece 174 i letti occupati (+7). Infine, sul fronte vaccinale, ha aggiunto Zaia – stiamo andando bene. Ieri abbiamo fatto quasi 50mila vaccinazioni. Dopo il quinto mese dalla seconda dose sappiamo che serve il booster. Faccio appello quindi agli over 70 in particolare modo. Dopo i 5 mesi bisogna andare a fare la terza dose. Ricordo che per gli over 80 c’è l’accesso libero“.
Riguardo invece la situazione in Lombardia, come ha riferito oggi il governatore Fontana i microfoni di Sky Tg24, ”Un anno fa eravamo in zona rossa e gli ospedali erano sotto una pressione indicibile, oggi, sia per quanto riguarda i ricoveri in terapia ordinaria che in terapia intensiva, sta crescendo il numero ma è ancora sotto controllo. Per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva abbiamo da poco superato la misura fatidica del 10%, mentre per quanto riguarda le terapie ordinarie siamo al 12,3%, per cui dovremmo aspettare i dati di giovedì per capire se passeremo in zona gialla o resteremo in zona bianca”.
Dunque ha chiarito ancora il presidente della Regione Lombardia, “I dati dicono che il numero dei contagi sta crescendo, ma che non sta crescendo in egual misura il numero dei ricoveri sia in terapia intensiva che ordinari. Evidentemente la vaccinazione ha contribuito in maniera sostanziale ad abbassare la gravità delle infezioni. Potremmo rimanere in bianco, ma è chiaro che dovremo mettere in atto una serie di attenzioni maggiori, quindi la mascherina dovremo tenerla sempre negli assembramenti, sempre al chiuso, mantenere un certo distanziamento e non lasciarci andare a baci e abbracci eccessivi, dovremo stare molto più attenti. Poi aspetteremo se il governo giovedì prenderà ulteriori provvedimenti o meno”.
E’ stato l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ad annunciare che, dal 23 dicembre, mascherine all’aperto per tutti, e che per Capodanno scatterà la zona gialla. “Rispetto a un anno fa – ha commentato l’assessore – la pressione sulla rete ospedaliera è molto, molto inferiore. Detto questo, siamo ancora in una situazione di zona bianca, ma con una evoluzione che probabilmente ci porterà ad un cambio colore verso il Capodanno”.
Intanto oggi, ha illustrato ancora D’Amato, “su 22.407 tamponi molecolari e 42.131 tamponi antigenici per un totale di 64.538 tamponi, si registrano 2.285 nuovi casi positivi (+647), sono 13 i decessi (-1), 915 i ricoverati (+11), 128 le persone nelle terapie intensive (+9) e +1.104 i guariti. Il rapporto tra positivi e tamponi è al 3,5%. I casi a Roma città sono a quota 1.191“.
Non va certo meglio in Campania dove, intervenendo in Consiglio regionale, nell’ambito della seduta sul bilancio, il governatore De Luca ha ‘avvertito’: ”Vi invito a stare attenti perché la variante Omicron sta esplodendo. Rispetto ai dati che abbiamo della sanità campana noi dovremmo stare già in zona arancione, non in zona gialla”.
Già il dato che è arrivato ieri, ha poi precisato il presidente della Campania, “era di occupazione del 12,5% di posti di area medica per ricoveri Covid ordinari e del 6% di occupazione di posti di terapia intensiva. Le soglie sono rispettivamente 15% per l’area medica e 10% per le terapie intensive. Adesso dobbiamo controllare quotidianamente che non vengano sforati i parametri nazionali altrimenti ci facciamo male, perché già per il livello di contagio per 100mila abitanti siamo oltre soglia. Reggiamo perché reggiamo sui ricoveri in area medica e in terapia intensiva. Dal punto di vista strettamente sanitario noi avremmo interesse ad andare subito in zona arancione, ma dal punto di vista sociale ed economico no, perché sarebbe una tragedia bloccare di nuovo l’economia della regione. Quindi in questo momento stiamo cercando di liberare posti di reparti ordinari per accogliere malati Covid, sapendo che questo è qualcosa che pesa sulla vita della nostra comunità perché ritardiamo altri interventi, ovviamente non quelli urgenti ovviamente“.
Quanto alle già note problematiche legate ai posti aggiuntivi nelle terapie intensive, il governatore ha rimarcato che “dobbiamo riaprire, sapendo che abbiamo un problema drammatico di personale. Il problema non sono le strutture, abbiamo realizzato l’anno scorso 120 posti aggiuntivi di terapia intensiva e abbiamo subito aggressioni mediatiche idiote, infami. Mancano gli anestesisti, manca il personale, dobbiamo bloccare altre attività in altri reparti, ma è chiaro che se arriviamo a occupare il 10% delle terapie intensive non c’è altro da fare, dobbiamo chiudere il resto. Stiamo dando l’anima per cercare l’intesa con i nostri dirigenti medici per non sforare le due soglie previste dalla norma nazionale“.
Max