“Chi ha detto che il progresso è solo made in Usa?”. Rimbalza così la singolare notizia dello smartphone “socialista”, il dispositivo cubano prodotto interamente nell’isola caraibica. Fabbricato dall’azienda di Stato Gedeme, lo smartphone dell’Havana utilizzerà il sistema operativo NovaDroid, la versione di Android modificata per adattarsi alle esigenze dei cittadini cubani, progettato dall’Universidad de Ciencias Informaticas. La notizia del lancio è stato annunciata da Radio Rebelde e i primi 6.000 telefoni di Stato saranno messi in vendita entro fine giugno dai negozi Etecsa e Copextel, società nazionali di comunicazioni.
Solo nel 2019 l’isola si è aperta alla connessione a Internet, fino ad allora disponibile negli hotel di lusso (al costo di 10 dell’ex CuC, circa 10 dollari, l’ora) o nelle vie dello “spaccio della rete”, dove gruppi di giovani si riunivano per eludere clandestinamente gli alti costi per accedere a Internet. L’accesso rimarrà gestito solo da Etecsa, l’unico operatore di proprietà statale
La svolta tecnologica autarchica è stata accolta con entusiasmo da molti, convinti che il valore simbolico del nuovo dispositivo socialista rappresenti una riaffermazione dell’indipendenza cubana. Il tutto mentre l’Havana sta sviluppando autonomamente cinque vaccini anti Covid-19 (Soberana1, il principale, è in Fase 3 della sperimentazioni). Altri invece sperano che il prezzo del primo cellulare made in Cuba non sia in dollari (e dunque proibitivo per la maggior pare dei cittadini), ma anche in pesos, la valuta locale.