“Cuba è, purtroppo, uno stato in fallimento e sta reprimendo i propri cittadini”. E’ quanto ha detto Joe Biden, intervenendo sulla repressione in corso nell’isola dove centinaia di persone sono state arrestate, e almeno una è rimasta uccisa, nella risposta delle autorità alle proteste esplose domenica scorsa.
“Ci sono diverse cose che stiamo valutando per aiutare il popolo cubano, ma richiederebbero altre circostanze o la garanzia che queste non andranno a vantaggio del governo”, ha poi aggiunto il presidente, spiegando che non intende per il momento togliere le restrizioni sulle rimesse a Cuba da parte dei cubani americani imposte dall’amministrazione Trump, contrariamente a quanto promesso nella campagna elettorale.
“Per quanto riguarda la possibilità di mandare rimesse a Cuba – ha continuato – io non lo farò ora per il fatto che è altamente probabile che il regime confischerebbe gran parte di queste rimesse”.
L’amministrazione Trump aveva varato sanzioni contro diverse istituzione finanziarie cubane, tra le quali Fincimex, che gestiscono le rimesse verso l’isola, per i legami con i militari cubani. Le sanzioni a Fincimex avevano costretto Western Union a sospendere i servizi con Cuba, lasciando molti cubani americani senza mezzi legali per inviare soldi alle loro famiglie nel mezzo delle difficoltà economiche esacerbate dalla pandemia.
Prima dell’inizio delle proteste di domenica, l’amministrazione Biden aveva indicato l’intenzione di abolire alcune delle misure di Trump, tra le quali appunto la stretta sulle rimesse, per motivi umanitari. E dopo il suo insediamento, l’amministrazione aveva avviato una revisione delle misure che in campagna elettorale Biden aveva promesso che avrebbe abolito.
Ma le proteste di domenica, e la risposta repressiva dell’Avana, hanno cambiato lo scenario, con l’influente comunità cubano americana in Florida che chiede a Biden di sostenere la rivolta.