“Caro popolo di Cuba: è con profondo dolore che compaio per informare il nostro popolo, gli amici della nostra America e del mondo, che oggi 25 novembre del 2016, alle 10.29, ore della notte, è deceduto il comandante in capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz. Hasta la victoria siempre!”. Con queste parole, non senza evidente commozione, intorno alla mezzanotte di ieri sera, il presidente cubano Raul Castro ha annunciato alla tv di Stato la morte del fratello Fidel. Una notizia purtroppo attesa nellisola caraibica, viste le precarie condizioni di salute del Leader Maximo, che negli ultimi tempi era apparso più volte stanco e sofferente. Raul Castro ha poi concluso il suo intervento annunciando inoltre che la salma dellamato fratello sarà cremata, “secondo espressa volontà del compagno Fidel” e, “nelle prime ore del mattino di sabato saranno forniti i dettagli sui funerali fondatore della Rivoluzione cubana”. Ultimo baluardo di una fase storica legata allepica rivoluzionaria, Castro aveva compiuto 90 anni lo scorso agosto. Una figura controversa la sua, ovunque politicamente discussa fra amore ed odio, capace di attraversare il XX secolo mantenendo integra unideologica nel tempo frantumatasi dinnanzi alle mutazioni sociali. Seguaci e ammiratori lo hanno sempre difeso quando si trattava di sottolineare le conquiste rivoluzionarie come la soppressione delle differenze di classe sociale, la riforma agraria e urbana, e l’attuazione di un sistema di istruzione e la sanità pubblica gratuiti per l’intera popolazione. Nel 2008 aveva rinunciato a guidare il Paese e tutti i poteri erano passati al fratello Raul. Lo scorso aprile, nel corso del VII Congresso del Partito Comunista di Cuba, aveva tenuto il suo ultimo discorso in cui aveva ribadito le idee politiche che hanno plasmato la sua vita. “Forse questa sarà l’ultima volta in cui parlo in questa stanza. Presto compirò 90 anni. Non mi aveva mai sfiorato una tale idea e non è stato il frutto di uno sforzo, è stato il caso. Presto sarò come tutti gli altri, il turno arriva per tutti”, aveva rivolgendosi agli oltre mille delegati a chiusura del Congresso. “Il tempo arriva per tutti noi, ma le idee dei comunisti cubani rimarranno come prova che su questo pianeta, se sono attuate con molto lavoro e con dignità possono produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno”, aveva aggiunto Fidel, con indosso la casacca di una tuta (Adidas blu elettrico) che ha ormai sostituito la divisa verde militare da ’lider’ con cui rovesciò nel 1959 Fulgencio Batista. Per i suoi accoliti incondizionati, Fidel Castro non è stato solo colui che ha liberato Cuba dalla dittatura sanguinaria di Fulgencio Batista, ma anche conquistato per l’ex colonia spagnola la “seconda indipendenza” e trasformato in una potenza sportiva e nella medicina, facendola diventare uno dei principali paesi del Terzo mondo. Al contrario, per gli acerrimi nemici del ’comandante in capo’, soprattutto coloro che sono fuggiti da Cuba per vivere come esuli a Miami, Castro è sempre stato il peggiore dei tiranni, colui che ha tradito gli ideali di libertà e democrazia rivoluzione per attuare una ferrea dittatura comunista che reprime ogni espressione di pensiero politico dissidente, che porta alla galera o di fronte al plotone di esecuzione gli avversari e che ha rovinato l’economia cubana condannando le persone a una dura lotta per la sopravvivenza quotidiana. Le sue ultime immagini sono dello scorso 15 novembre, quando ha incontrato il presidente vietnamita Tran Quang Dai. La sua ultima apparizione in pubblico risale al 13 agosto durante la celebrazione del suo compleanno al teatro Karl Marx dell’Avana.
M.