(Adnkronos) – Amarezza mista a rabbia e sorpresa. Soprattutto tanta sorpresa per quanto accaduto ieri alla Camera in occasione dell’elezione dei ‘laici’ del Csm. Con questo stato d’animo Fratelli d’Italia prova ad analizzare il caso Valentino, che ha fatto fibrillare via della Scrofa con il passo indietro forzato del suo candidato di punta, Giuseppe Valentino appunto, in pole per la vicepresidenza dell’organo di garanzia dell’autonomia della magistratura. Avvicinati in Transatlantico, a Montecitorio, si contano sulle dita i meloniani disposti a parlare apertis verbis.
Siamo meravigliati, come è possibile che un giurista galantuomo e avvocato esperto come Valentino non sapesse nulla?, si chiede un big a mezza bocca. Mai Giuseppe si sarebbe esposto se avesse saputo di questa inchiesta, è il coro unanime. L’attuale presidente della Fondazione di An, infatti, risulterebbe indagato dalla Procura di Reggio Calabria. Raccontano che Giorgia Meloni fosse all’oscuro di tutto e sarebbe rimasta sorpresa. Anche perché nessuno in via della Scrofa avrebbe mai immaginato un esito del genere.
Alza le braccia Riccardo De Corato, storico esponente missino, 55 anni a destra, in Parlamento dal ’94, che conosce benissimo l’ex sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi: “Conosco Giuseppe da 30 anni. La cosa più grave è che hanno infangato una persona perbene senza che sapesse nulla. Valentino non era informato, secondo lei è normale? Mai un penalista di fama e un fine giurista come lui si sarebbe mai esposto così, se avesse saputo qualcosa”, insiste De Corato tornato deputato con Fdi alle ultime politiche.
In casa Fdi c’è chi fa autocritica e se la prende con chi ha ‘firmato’ l’accordo per poi far saltare il banco all’ultimo momento. Forse c’è stata troppa superficialità o troppa sicumera da parte nostra, si lascia scappare un meloniano, consapevole del pasticcio creato nella maggioranza, a cui non va proprio giù l’accusa di dilettantismo.
Come capita in questi casi qualcuno ha iniziato a sospettare della lealtà anche degli alleati, in particolare di Forza Italia, o di una parte almeno degli azzurri, con il dente avvelenato per alcuni ‘precedenti’, tipo il caso Mangialavori. “Credo si sia trattato di un incidente”, assicura all’Adnkronos il capogruppo azzurro alla Camera Alessandro Cattaneo che smentisce voci di ‘fuoco amico’ ricordando però che ”le macchine del fango quando si azionano a orologeria fanno sempre male a tutti. Purtroppo anche nel recente passato, nella composizione del governo, è valso per noi. Ora dispiace quando vale per gli altri, bisognerebbe tenere saldi i valori del garantismo”.
Adesso nell’occhio del ciclone Valentino è pronto a difendere la sua “onorabilità”: “Io indagato? Non so nulla, non ho ricevuto mai nulla, non so se sono indagato né cosa mi è contestato”. Si tratta di “palate di fango vergognose”, ma “ho fatto immediatamente un passo indietro”, spiega il penalista calabrese all’Adnkronos, perché “la funzione è troppo importante” e “non potevo correre rischi”.