(Adnkronos) – Nel quarto trimestre 2021, sui dipendenti pubblici in malattia sono stati fatti controlli molto più serrati da parte degli ispettori Inps rispetto ai lavoratori del mondo privato. Con 194.612 visite fiscali a fronte di 1.965.551 certificati medici, nel mondo dei dipendenti pubblici si è registrato un tasso di verifica pari al 10%, contro il 2% del mondo privato. Da un lato, 19 visite ogni mille certificati, dall’altro ben 99 su mille. Una tendenza che era stata ancora più marcata nel trimestre precedente, in cui il numero medio di visite mediche di controllo era stato di 31 su mille nel privato e 162 su mille nel pubblico. Sono alcuni dei dati emersi da una elaborazione di Centro Studi Enti Locali (Csel), per Adnkronos, basata su dati Inps.
A fare la differenza sono state soprattutto le richieste di verifica formulate dall’amministrazione di provenienza. “Nel mondo delle pubbliche amministrazioni, sembra esserci una maggiore sfiducia rispetto al mondo privato – osserva Csel – posto che oltre la metà dei controlli (102.767, 52,8% del totale) sono stati attivati dall’Inps in risposta ad una esplicita richiesta datoriale. Nel privato le richieste, datoriali sono state 39.018, poco più del 36% del totale”.
Sono oltre 10,7 milioni i certificati medici presentati complessivamente nel secondo semestre 2021. Questi sono riconducibili al 78% ai lavoratori privati (8.447.044) e per il restante 22% al mondo pubblico. Mentre tra luglio e settembre l’incidenza dei lavoratori con almeno un giorno di malattia sul totale dei lavoratori è stata quasi identica nel comparto pubblico e privato (15 e 14%), nell’ultimo trimestre dell’anno i dipendenti pubblici si sono assentati in misura maggiore rispetto ai lavoratori privati (30% contro 23%).
Ma che cosa è emerso da queste visite mediche di controllo domiciliare? Il grosso delle visite fiscali ai dipendenti pubblici, nel trimestre preso come riferimento, ha avuto come esito – riferisce Csel – la conferma della prognosi con (23%) o senza idoneità (23%). In un caso su 10, si è verificato lo scenario più temibile: il dipendente in malattia è risultato essere ‘assente non giustificato/sconosciuto’. Si tratta di 18.555 casi, oltre 6mila al mese, su un totale di 194.612 visite fiscali.
Curiosamente, la percentuale di lavoratori colti in fallo è stata leggermente più alta (10% contro il 9%) tra coloro che sono stati oggetto di visita medica di controllo disposta d’ufficio dall’Inps rispetto a coloro per i quali l’iniziativa era stata presa dal datore di lavoro. Chiudono il cerchio gli assenti giustificati, anch’essi uno su dieci, e coloro per i quali c’è stata una riduzione della prognosi con idoneità (1%).
Se si analizzano le eventuali differenze, da questo punto di vista, tra pubblico e privato, sottolinea Csel, i dati del trimestre preso come riferimento suggeriscono una sostanziale omogeneità tra questi due mondi lavorativi. Con 10.249 ‘assenti non giustificati’ su 107.672 visite, anche la percentuale di lavoratori che hanno mancato la propria visita di controllo nel settore privato, infatti, è stata esattamente del 10%. Più alto, però, nel privato, il tasso di riduzione della prognosi per coloro che sono stati oggetto di visite disposte d’ufficio: tre ogni cento visite contro l’uno su cento del settore pubblico.
Nel mirino dei medici fiscali sono finiti soprattutto i lavoratori del Sud (47% del totale, contro il 30% del Nord e il 23% del Centro), le donne (68%) e gli over 50, che hanno rappresentato il 63% del totale dei lavori soggetti a visite fiscali. Se nel caso del genere e degli ultracinquantenni, questa distribuzione appare coerente con la provenienza del grosso dei certificati (58% over 50 e 74% donne), lo stesso discorso per quanto riguarda il dato geografico. Il fatto che i controlli si siano concentrati di più nelle regioni meridionali colpisce – avverte Csel – perché, in realtà, il numero di certificati presentati dai dipendenti pubblici nelle regioni settentrionali del Paese è superiore a quello del Mezzogiorno: 807.896 contro i 758.259 del Sud e i 399.396 del centro.
Una delle differenze più marcate che emergono dal confronto dei dati relativi al quarto trimestre 2020 e 2021 – prosegue Csel – è che si è assistito a calo importante delle visite mediche di controllo domiciliari disposte d’ufficio dall’Inps in ambito privato (-60,9%, contro il +55,8% nel settore pubblico), a fronte di un aumento vertiginoso di quelle derivanti da richieste datoriali sia in ambito privato (+928,1%) che pubblico (+667,8%).
Csel ricorda, infine, che i vincoli imposti dalle fasce di reperibilità sono più stringenti per i dipendenti pubblici, rispetto agli altri: chi lavora nel privato è soggetto ai controlli per sole 4 ore al giorno, nelle fasce 10-12 e 17-19; nel pubblico, invece, i controlli possono scattare tra le 9 e le 13 e tra le 15 e le 18, per un totale di 7 ore.