L’Istituto per le Opere di Religione (Ior) ha pubblicato oggi i suoi risultati di bilancio per il 2013 e ha annunciato quelli preliminari della prima metà del 2014, fornendo un quadro aggiornato dei risultati conseguiti nella “Fase I” di riforma dell’Istituto. Parte ora la “Fase II”, ovvero “l’integrazione dell’Istituto nel nuovo contesto economico-amministrativo del Vaticano”, che – viene annunciato – “sarà affidata a un nuovo Consiglio e a un nuovo staff dirigenziale di nuova nomina, che opereranno in una struttura di governance rinnovata”. Nel bilancio 2013, “nonostante la riduzione dell’utile netto”, lo Ior contribuisce per 54,0 milioni di euro al budget della Santa Sede. Di fatto si tratta dell’accantonamento del denaro messo a disposizione dall’Istituto per la carità e le attività di evangelizzazione del Papa, cifra analoga a quella del 2012 (54,7 milioni). Utile netto a 2,9 mln (calo 83,7 mln) Nel 2013 lo Ior ha conseguito un utile netto di 2,9 milioni di euro, contro gli 86,6 milioni dell’esercizio precedente, con una diminuzione quindi di 83,7 milioni di euro. L’utile, viene spiegato, “è stato significativamente influenzato da oneri di natura straordinaria, da rilevanti rettifiche sul valore dei fondi di investimento gestiti da terzi e dalla forte diminuzione del valore dell’oro per un totale complessivo pari a 69,5 milioni di euro”. Senza tali rettifiche “il risultato di esercizio sarebbe stato superiore a 70 milioni di euro, ampiamente in linea con la media dei precedenti anni e paragonabile all’utile netto conseguito nel 2012”. I risultati economici dello Ior nel primo semestre 2014, basati su dati preliminari del Management Reporting interno, mostrano un andamento giudicato “soddisfacente”, in quanto si registra un utile netto di 57,4 milioni di euro (contro i 2,9 milioni di fine 2013). “Questi risultati sono da ricondursi unicamente alle operazioni ordinarie dell’Istituto e comprendono i costi del processo di riforma”, sottolinea lo Ior evidenziando, oltre all’utile semestrale pari a 57,4 milioni di euro, il margine d’interessi in linea con il 2013 nonostante la generale riduzione dei tassi, il risultato netto di negoziazione pari a circa 35 milioni di euro (“un’ottima performance”) e il margine operativo che risulta “molto positivo”. Il patrimonio netto dell’Istituto al 30 giugno 2014 è pari a 775,4 milioni di euro. Sempre al 30 giugno, il valore complessivo dei Valori di terzi affidati allo Ior (inclusi fondi di deposito, titoli in custodia e attività detenute nei portafogli gestiti) è aumentato di 0,1 miliardi di euro, salendo così a 6,0 miliardi. Fuori 3.355 clienti; 755 “laici”,2.600 “dormienti” A seguito del processo di verifica iniziato nel maggio 2013 e a far data dal 30 giugno 2014, lo Ior ha chiuso i rapporti con circa 3.000 clienti, fa sapere l’Istituto contestualmente alla pubblicazione dei risultati di bilancio 2013. Si tratta di circa 2.600 clienti con conti da tempo non operativi e sui quali sono stati riscontrati saldi di minima entità (“conti dormienti”). Inoltre, sono cessati rapporti con 396 clienti a seguito della decisione del Consiglio di Sovrintendenza del 4 luglio 2013 di restringere le categorie di clienti dell’Istituto. Per effetto di questa decisione, lo Ior ammette ad operare ora solo istituzioni cattoliche, ecclesiastici, dipendenti o ex dipendenti del Vaticano titolari di conti per stipendi e pensioni, nonché ambasciate e diplomatici accreditati presso la Santa Sede. “La decisione del Consiglio di Sovrintendenza di definire più precisamente le categorie di clienti dell’Istituto è stata adottata nella prospettiva di accelerare il processo di riforma”, viene sottolineato. In bilancio “buco” 15 mln Lux Vide, “cessione liberale” “Cessione a titolo di liberalità titoli pari a 15,1 milioni di euro in favore di una fondazione della Santa Sede”. Così nel bilancio 2013 dello Ior viene iscritta l’operazione Lux Vide, voluta a partire del 2012 dal cardinale Tarcisio Bertone con un prestito in obbligazioni convertibili a favore della casa produttrice tv fondata da Ettore Bernabei e che, con la conversione delle obbligazioni in azioni poi cedute a una fondazione vaticana, ha comportato per l’Istituto una perdita di oltre 15 milioni di euro.