“Vogliamo mettere accanto al crocefisso i simboli delle altre religioni? Mettere tutto sullo stesso piano? Benissimo, lo si faccia. Mi chiedo, però: che senso ha? A questo punto, siamo onesti, togliamo qualsiasi simbolo, si avrà una società anonima, livellata verso il basso, senza conoscenza e senza storia. La fine della civiltà. Non solo di quella occidentale”. Lo dice all’Adnkronos Suor Anna Monia Alfieri, tra le voci più accreditate sui problemi dell’organizzazione dei sistemi formativi e dal 2016 membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della Cei.
La religiosa ricorda: “il crocifisso è un simbolo cristiano che ci aiuta a comprendere le nostre origini culturali, a identificarci come popolo, aperto agli altri, certamente, ma unito da elementi comuni. “Una d’arme, di lingua, d’altare/ di memorie di sangue, di cor” , per dirla col Manzoni. Vivere in una società multietnica non vuol dire annacquare, rendere tutto uguale, livellare il passato, appiattire. Tutt’altro! E’ come nelle relazioni umane: per intessere relazioni sane occorre prima conoscersi per poi conoscere gli altri”. La Corte di Cassazione con una sentenza ha detto che non può essere obbligatorio, ma non è nemmeno discriminatorio verso chi non lo condivide: “Spiace che il crocifisso, nonostante il nobile significato cui rimanda, sia, di tanto in tanto, fatto oggetto di sterili polemiche e inutili contese”, risponde Suor Anna Monia Alfieri. “Partiamo da un presupposto che è un dato di fatto: il crocefisso è un atto d’amore verso l’uomo, un esempio di bene e di cura per il prossimo. Basterebbe solo questa premessa per comprendere come non sia un atto discriminatorio l’affiggerlo nelle aule”.
Quindi denuncia: “se i laicisti vedono nel crocifisso un simbolo religioso prevaricatore e non rispettoso di chi professa altre religioni, stiano pure tranquilli: è già uscito dalle scuole italiane! Basti pensare ai tentativi di diffondere nelle scuole idee e principi pedagogici contrari alla visione dell’uomo propria della cultura cattolica o, più semplicemente, alla percentuale di praticanti tra i giovani e i docenti italiani. Il livello di deprivazione culturale è tale che non mi stupirei di nulla”.
(di Roberta Lanzara)