CRISI MIGRANTI, È SEMPRE PIÙ CAOS: DAGLI SPARI SUI BAMBINI A IDOMENI AGLI ARRESTATI DA PARTE DELLE MILIZIE PRIVATE IN BULGARIA

Che la situazione migranti in Europa sia entrata già da tempo in una fase estremamente critica, pare essere ormai assodato. Quanto è avvenuto negli ultimi giorni, però, rischia di far precipitare ancor di più le cose. Tra provvedimenti, più o meno condivisibili, dei governi (non da ultimo la decisione dell’Austria di alzare un muro al Brennero) e iniziative private, il momento cui siamo di fronte è da vero e proprio allarme rosso.

Medici Senza Frontiere denuncia: “A Idomeni spari ad altezza bambino”

Idomeni è un piccolo paesino al confine tra la Grecia e la Macedonia che al 2011 faceva registrare appena 154 abitanti. Nulla se si pensa a quante sono le persone attualmente rifugiate nel campo profughi sorto nel 2015 quando il governo macedone decise di chiudere le frontiere impedendo, così, il passaggio attraverso uno dei paesi chiave della “rotta balcanica”. Secondo le ultime stime, infatti, sarebbero più di 11mila unità. Già in termini numerici, non ci vuole molto a comprendere come si sia, già da tempo, superato il limite massimo sostenibile.

A peggiorare ancor di più le cose, i continui e frequenti scontri tra i rifugiati e le forze militari macedoni, le quali non hanno esitato a reprimere anche violentemente i tentativi dei migranti di attraversare la frontiera.

L’ultimo episodio, probabilmente il più violento tra quelli cui abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno, è avvenuto non più tardi di due giorni fa. Ancora una volta i rifugiati hanno scatenato una protesta e tentato di varcare quella rete di metallo e filo spinato che gli impedisce di lasciarsi definitivamente alle spalle la guerra che li ha costretti a fuggire e, soprattutto, le condizioni di vita disumane che molto probabilmente nessuno di loro si sarebbe aspettato di trovare. Sono diverse le versioni che si sono succedute nelle ore successive agli scontri. Da una parte c’è chi accusa i migranti di aver iniziato un lancio di pietre, dall’altra chi testimonia come la polizia, oltre al lancio di lacrimogeni, abbia provveduto a sparare proiettili di gomma contro la folla.

È proprio in merito a quest’ultimo aspetto che è arrivata l’incredibile denuncia di Medici Senza Frontiere (MSF), tramite Loris De Filippi, responsabile dei progetti MSF Italia. Stando a quanto dichiarato a margine di una conferenza stampa tenutasi a Roma, la polizia macedone avrebbe sparato non in aria cercando di disperdere le persone che tentavano di scavalcare, né tantomeno ad altezza d’uomo. Alcuni dei proiettili sarebbero stati indirizzati “ad altezza bambino”.

Il bilancio parla di un elevatissimo numero di feriti: “Negli scontri – ha proseguito De Filippi – almeno 200 persone sono rimaste ferite da gas lacrimogeni e altre 37 da proiettili di gomma. Almeno tre bambini sono rimasti feriti da questi proiettili”. “È una situazione aberrante, se non ci fossero le organizzazioni internazionali, a Idomeni sarebbe un disastro”.

Bulgaria: le milizie private arrestano i migranti

La situazione, però, non si presenta disastrosa solamente a Idomeni. Se al confine greco-macedone fanno scandalo i provvedimenti ufficiali presi dal governo, non sono da meno quelli avallati in maniera ufficiosa dalla Bulgaria.

Inizialmente, infatti, sia il governo bulgaro che la polizia di frontiera avevano incoraggiato i civili ad organizzarsi in vere e proprie pattuglie per aiutare militari e forze dell’ordine a sorvegliare il confine con la Turchia e impedire ulteriori sconfinamenti da parte dei migranti. Come spesso succede, però, la questione è degenerata. A dimostrarlo, un video pubblicato su YouTube due giorni fa in cui si vede un gruppo di civili effettuare un vero e proprio arresto ai danni di tre uomini, probabilmente di origine afghana. Un commento al filmato, in cui si vedono i tre sdraiati a terra con le mani legate dietro la schiena, recita: “La detenzione di migranti e il ritorno in Turchia. Niente 112, niente polizia. Stiamo agendo da soli”.

Immediate le risposte indignate dell’opinione pubblica bulgara. Tra queste, quella dei magistrati della cittadina di Malko Tarnovo, i quali hanno affermato che l’episodio in questione è un caso di detenzione illegale, punibile con una pena fino a sei anni di carcere.

Non si è fatto attendere lo stesso governo della Bulgaria, il quale, evidentemente, ha optato per un deciso passo indietro rispetto alle iniziali strategie. Il ministro degli interni, Rumyana Bachvarova ha commentato: “Ora le autorità devono badare non solo a quelli che attraversano i confini illegalmente ma anche alle persone che vogliono abusare di loro per soldi o per una facile quanto pericolosa gloria”.

Se sia per la ricerca della gloria, per razzismo o per un qualunque altro motivo, non è dato saperlo al momento. Quel che è certo è che sembra essere un fenomeno in espansione e che non accenna ad attenuarsi, considerato che in molti hanno denunciato un forte aumento del numero di episodi simili.

Luca Crosti