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Crisi di governo: l’opera di tessitura del Pd, per evitare i rischi legati al voto anticipato

Frutto del suo mandato da segretario (e di una straordinaria visione politica), oggi nel Paese la maggior parte degli amministratori, presidenti e manager di aziende partecipate, istituti bancari, e dei sindaci, parlamentari, e senatori ‘marchiati’ dall’egida del Pd, sono tutti renziani. Questo, tanto per spiegare perché il leader di Italia Viva sia letteralmente odiato da quasi l’intera maggioranza di governo. Ed ora che Renzi ha ‘serrato le fila’, sono in tanti a tremare. Tuttavia l’ex premier si è sfilato dal governo dando una grandissima prova di forza, ma senza sbattere la porta anzi, c’è un largo spiragli che sta a significare: ‘io ci sono, proponetemi cose serie’. Un concetto che, tradotto, sta a significare: se non volete buttare tutto io ci sono ma da oggi in qualsiasi decisone conto come voi.

Dunque se ufficialmente Renzi è quello che ha aperto la crisi, in realtà se dargli seguito – rischiando il tracollo – o piuttosto, metterci una pezza (cospargendo di cenere diverse teste), ora dipende soltanto da Conte & C.   

Pd: C’è una grandissima preoccupazione, e scatta la riunione al Nazareno

Una mossa (come quella ‘del cavallo?’!!!), che il Pd ha subito recepito, e che a differenza di Conte – che vorrebbe sfidare Renzi in Aula – sta facendo di tutto per mediare, prima che accada l’irreparabile. Perché una cosa è certa: le elezioni significherebbero il disastro totale…ma per questa maggioranza, s’intende.

Così oggi, poco prima di entrare al Nazareno per la riunione dell’ufficio politico, Andrea Orlando ha ribadito che “C’è una grandissima preoccupazione”.

Pd: grande impegno per evitare che si giunga ad un confronto in Aula…

Lo stesso Zingaretti è stato infatti il primo, già da ieri sera, ad adoperarsi per scongiurare una crisi.

Ora il problema è che il premier, in parte anche ‘fomentato’ dai grillini, da sempre acerrimi detrattori di Renzi (e viceversa), possa veramente gettarsi nell’arena del Parlamento dove, sfregandosi le mani, senza il ‘mediatore’ Berlusconi (fermato da problemi di salute), la Meloni e Salvini stanno aspettando.

Qualcuno continua ad invocare l’intervento dei ‘costruttori’: ma chi sarebbero? Semplicemente non esistono, a meno che non si vada a ripescare le ‘vecchie glorie’ di stampo democristiano. Un’eventualità nella quale il Pd non crede affatto, e per questo continua a dialogare ininterrottamente con tutti. Certo, anche il Pd ha molto di suo da ‘salvaguardare’, e dunque, come ha accennato il capogruppo, Marcucci,  “tutti i gruppi sono stati d’accordo sulla parlamentarizzazione della crisi”.

Zingaretti avverte: “Mai al governo con destra sovranista”, favorita dalla scelta Renzi

Dal canto suo, anche per statuto, ‘obbligato’ a dover dire ‘qualcosa di sinistra’, Zingaretti ha affermato che ”Abbiamo chiarito e dobbiamo ribadire che per noi è impensabile qualsiasi collaborazione di governo con la destra italiana, sovranista e nazionalista. Sarebbe un segnale incomprensibile in Italia, ma anche per le cancellerie europee e per l’opinione pubblica democratica europea inaccettabile. Le immagini di Washington ci dicono quanto pericolosa sia quella deriva. Ha vinto Biden. L’Europa sta marciando su una linea di unità e di attivo intervento positivo. Noi non ci possiamo permettere di governare con chi si è identificato con Trump ed ha costantemente manifestato un sentimento anti europeo”. Come dire che, se si va in Parlamento, urge fare fronte comune perché la destra ha serie possibilità di vincere.

Infine la ‘stoccatina’, tanto per ammiccare sia a Conte che al M5s: ”Sbagliato dopo la vittoria Biden favorire scenari che ridanno fiato come è accaduto con la scelta di Renzi, agli alleati di Trump”.

Max